Janaina de Almedia, originaria di Curitiba, Paranà, Brasile, è veramente una donna e una mamma guerriera. Incontrato un uomo nel suo amato paese, l’amore l’ha portata al trasferimento in Italia, o meglio, a Piazza Brembana, insieme al suo primo figlio, che oggi ha 19 anni.
Il suo primo anno di permanenza nella Valle è trascorso in quiete, le persone erano curiose di conoscere chi erano e cosa facevano qui Janaina e la sua famiglia. Dopo un anno però, l’incubo più totale, ed è proprio Janaina a raccontarsi: “Mio figlio ha sofferto molto di bullismo fisico e anche psicologico a scuola e a catechismo, e non solo. Più di una volta ho portato mio figlio in ospedale a mettere i punti”.
E così che la madre si mette alla ricerca di una psicologa che possa aiutarli, e il consiglio non tarda ad arrivare: “Tornate in Brasile, li il bambino vivrà meglio”. Ed è proprio ciò che decidono di fare. Janaina, il marito e i due figli (uno avuto da poco), tornano in Brasile.
Nel 2010 sono partiti per il Brasile, dove hanno vissuto per 8 anni, con tutte le difficoltà “ma anche con felicità”, racconta la donna. Erano molto felici, ma sanità e scuola in Brasile erano molto dispendiosi. La situazione si complica quando, dovendo pagare l’affitto ma avendo anche la casa in Italia, i costi diventano insostenibili. È così, allora, che decidono di tornare in Italia.
Quando è tornata però, ad accoglierla vi è una sorpresa: “Questa volta la situazione era cambiata. La mia esperienza è stata piacevole perché ho trovato tanti stranieri che prima non c’erano, e forse per questo le persone erano più carine con me”. Ora Janaina è felice. È tornata a scuola, ha effettuato una qualifica e ha trovato lavoro, anche se non fisso.
Le manca molto la sua vecchia vita, i suoi amici in Brasile. Nonostante ciò, crede che la nostra valle sia un buon posto dove crescere dei bambini. “Nonostante questa mia ultima esperienza sia stata più piacevole, io non dimentico tutto il dolore. Spero che nessuno passi quello che ho passato io, specialmente per i bambini che sono innocenti e poi sono costretti a portare per sempre le cicatrici. E questo io non lo perdonerò mai, anche se spero che le cose cambino”.