Nel 2015 i Comuni di Camerata Cornello, San Giovanni Bianco e Dossena hanno deciso di dare vita al Polo Culturale “Mercatorum e Priula / vie di migranti, artisti, dei Tasso e di Arlecchino” con l’obiettivo di valorizzare i beni artistici, architettonici, storici, ambientali ed economici del territorio. Si tratta di territori molto ricchi che scopriremo insieme in questa rubrica.
Il primo viaggio in questi luoghi parte da San Giovanni Bianco seguendo il tratto di via Mercatorum che collega San Giovanni Bianco a Oneta. La Via Mercatorum, via dei mercanti, collegava Bergamo all’alta Valle Brembana salendo dalla bassa Val Seriana. Durante il Medioevo fu anche la strada privilegiata per le comunicazioni tra la Valle Brembana e Bergamo. Questa via univa alcuni tra i centri più importanti della Valle Brembana, come Dossena, Serina e Cornello, importante sede di mercato.
Il punto di partenza del nostro percorso è nella frazione Mulini, in prossimità del Ponte Vecchio, il ponte che vedete a destra nella immagine qui sotto.
San Giovanni Bianco – Ph. Tarcisio Bottani
Si tratta del ponte più antico di San Giovanni Bianco, edificato nel Quattrocento e su cui passava la via Mercatorum. Attraversato il ponte continuiamo costeggiando un imponente edificio: Palazzo Boselli, vedi immagine sottostante.
Palazzo Boselli – Ph. Tarcisio Bottani
Questo palazzo originariamente era un edificio fortificato di epoca medievale costruito in una posizione strategica tra i fiumi Brembo ed Enna. Alla fine del Cinquecento si trovò ad essere un punto di snodo tra il passaggio delle strade di accesso all’alta Valle Brembana: la Mercatorum e la Priula. Tra i suoi proprietari ci furono gli esponenti della locale famiglia Boselli, da cui il palazzo prende il nome. Se osservate l’esterno del palazzo vedrete ancora alcuni elementi che decoravano il palazzo, come un mascherone sulla facciata nord (vedi immagine qui sotto) e due personaggi abbigliati secondo il costume medievale.
Palazzo Boselli – Ph. Tarcisio Bottani
La strada ci porta a costeggiare il palazzo fino all’esterno della Chiesa Parrocchiale, dedicata a S. Giovanni Evangelista, fino a Piazza Zignoni. Questo luogo era l'antica piazza del mercato di San Giovanni Bianco e oggi dedicata a Vistallo Zignoni, il personaggio raffigurato nella statua al centro della Piazza. Vistallo Zignoni era un militare e mercenario, vissuto tra il XV e XVI sec., a cui si deve la presenza in paese della Sacra Spina: una spina che la tradizione fa risalire alla corona di Cristo, rubata alle truppe del re di Francia nella battagli di Fornovo nel 1495.
Da Piazza Zignoni procediamo in via Corserola fino alla pista ciclabile Valle Brembana. Qui, ritroveremo la via Mercatorum che ci porterà al piccolo borgo di Oneta in cui la tradizione individua la “Casa di Arlecchino”.
Casa di Arlecchino – Ph. Tarcisio Bottani
Le origini di Oneta risalgono probabilmente al periodo delle invasioni barbariche e la sua storia è legata a quella della nobile famiglia dei Grataroli: una potente famiglia locale i cui componenti vantavano ricchezze e fortune acquisite a Venezia. I Grataroli erano i proprietari del palazzo conosciuto come “Casa di Arlecchino”, oggi sede del museo dedicato alla maschera e alla commedia dell’arte, che fecero decorare con degli affreschi, visibili ancora oggi che testimoniano l’ascesa della famiglia. Il borgo è formato da un gruppo di antiche case, attraversate da vie porticate, sui cui si affacciano portali in pietra, ballatoi in legno e l’ingresso alla chiesa del Carmine, che custodisce due tele del pittore Carlo Ceresa.
Chiesa del Carmine – Ph. Tarcisio Bottani
La tradizione che identifica Oneta come patria, prima degli Zanni e poi di Arlecchino, può essere inserita nelle vicende della famiglia locale dei Grataroli e della loro presenza, come tanti altri emigrati bergamsachi, a Venezia. A metà del Quattrocento, molti bergamaschi, soprattutto delle valli, emigrarono a Venezia in cerca di fortuna, dando vita a una comunità attaccata alle proprie radici e alla propria identità e manifestando delle caratteristiche comuni e stereotipate che entrarono a far parte della nascente letteratura popolare della laguna. Nasce così la maschera dello Zanni che identifica una figura rozza, sguaiata, tonta, dalla parlata rude, aspra e cadenzata. Con la Commedia dell’Arte, nel Cinquecento, la letteratura popolare assunse connotati più raffinati e meno volgari e dallo Zanni nacque la maschera di Arlecchino. Arlecchino incontrò enorme successo in Europa, dove i comici italiani erano chiamati per rappresentare la maschera.
La Casa Museo di Arlecchino si trova all’interno di Palazzo Grataroli. Il Museo conserva una selezione di maschere dei personaggi della commedia dell’arte e un ciclo di affreschi che testimoniano l’ascesa della famiglia Grataroli attraverso l’intercessione dei santi taumaturghi legati alla devozione popolare. All’ingresso del Palazzo è anche visibile un affresco raffigurante un uomo che ricorda la figura de l’“Homo Selvadego” diffusa nelle comunità retico-alpine e da cui lo Zanni prese una goffa ed istintiva animalità tipica di quell’individuo obbligato a confrontarsi con la fame, il freddo e la miseria.
Il prossimo viaggio ci porterà da Oneta a Cornello dei Tasso.