All’interno delle problematiche maggiormente trattate durante un colloquio psicologico troviamo tutto ciò che riguarda gli stati d’ansia. Il periodo dell’emergenza sanitaria non ha fatto altro che intensificare questo tipo di disagi e sempre più spesso le persone che decidono di rivolgersi ad uno psicologo lo fanno perché la situazione di stress emotivo che stanno vivendo è diventata ingestibile.
Secondo un'analisi pubblicata su The Lancet, che ha preso in considerazione diversi studi effettuati in 10 Paesi sulle emergenze sanitarie precedenti (Sars, Mers, Ebola), una pandemia può portare stress, ansia, scarsa concentrazione, paura immotivata, frustrazione e noia.
Il Ministero della Salute ha inoltre sottolineato come paura, preoccupazione, incertezza e fattori di stress costanti sperimentati dalla popolazione durante l'epidemia di Covid-19 possono portare a conseguenze a lungo termine all'interno della comunità, della famiglia e degli individui.
L’ansia è la risposta somatica a un disagio o ad una sofferenza, spesso accompagnata da segnali corporei forti come aumento della frequenza cardiaca, sudorazione, tremore, assenza di salivazione. In senso generale questa risposta indica un’allarme che il nostro corpo ci invia per chiederci di prestare attenzione a qualcosa che viene valutato come un evento potenzialmente pericoloso o negativo. Tuttavia cessa di essere una risposta funzionale per l’essere umano nel momento in cui il vissuto legato ad un determinato evento e/o situazione si presenta in modo persistente e disturbante nella nostra quotidianità.
In Italia soffrono d’ansia 2,5 milioni di persone, di cui 800 mila sono adolescenti e giovani adulti. Le tematiche che preoccupano maggiormente, secondo i dati del 2019 sono una generale insoddisfazione nelle relazioni, i dubbi legati alla sfera lavorativa e generiche preoccupazioni sullo stato di salute.
Tra i maggior sintomi corporei riferiti legati all’ansia troviamo tremore, sudore, tensione, vertigini, nausea, aumento della frequenza cardiaca mentre tra i fattori cognitivi viene riferito un senso di vuoto mentale, percezione di allarme e pericolo, paura di perdere il controllo.
La prima reazione di chi si trova di fronte a questi episodi è di voler risolvere nel minor tempo possibile questa situazione e ripristinare la condizione di apparente benessere precedente. Tra le motivazioni che danno le persone del perché si trovino a vivere questi stati d’ansia, la più comune fa riferimento ad un periodo di particolare stress.
Tuttavia è spesso evidente come l’ansia sia portatrice di significati ben più profondi diversi per ognuno di noi. Per arrivare all’origine di questo disagio riveste un’importanza centrale la domanda del perché sia successo proprio in un determinato momento e vanno presi in analisi un mix di fattori bio-psico-sociali che hanno a che fare con l’individuo, le sue relazioni e il contesto di vita.
Quale sia stato il preciso istante in cui le cose sono cambiate e non si è stati più in grado di mantenere una situazione di ansia tollerabile ed equilibrata. L’ansia (come tanti altri sintomi psicosomatici) ci sta dicendo qualcosa di noi, di come stiamo conducendo la nostra vita, ci dice e ci chiede di prenderci cura di noi, di prestare attenzione a quello che ci sta succedendo nel qui e ora.
L’ansia, come un messaggio, vuole avvertirci che qualcosa va cambiato. L’obiettivo non deve essere quello di eliminare l’ansia ma chiedersi: come sto vivendo? Come sto nella mia vita? Nelle mie relazioni? Forse qualcosa in realtà non mi fa stare così bene.
Spesso la risposta a queste domande non è di facile risposta e la tendenza è quella di voler eliminare il sintomo senza comprenderne le ragioni sottese. All’interno di un percorso di terapia non solo è possibile arrivare alle radici di questo malessere ma mettere le basi per un cambiamento profondo.
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