Articolo estratto da “Quaderni Brembani n.5” a cura di Gianni Molinari.
È un fiume, il Brembo Occidentale denominato ”Acqua Negra” a dividere nettamente i due territori di cui vogliamo parlare; lungo 6/7 chilometri, divideva e divide tuttora i paesi di Piazzatorre e Piazzolo, situati in sponda orografica sinistra, da quelli di Mezzoldo e Olmo in sponda destra.
Prima della strada Priula, le contrade in sponda orografica destra: “Acqua Colda” – “Cigadola” – “Val del Chiuso” – “La Costa” – “Cà Bonetti” – “Soliva” – “Cà Vassalli” – “Sparavera” – “Cà Maisis” – “Cà Bereri” e “Scaluggio” erano raggiungibili con una mulattiera che correva a mezza costa, sicura e sempre percorribile, avendo poche valli e torrenti e pertanto pochi ponti; questa strada recava ben sei affreschi dedicati ai Vescovi che la percorsero sino al 1600 per raggiungere la Chiesa di San Giovanni Battista in Vallis Ulmis; in due di essi si poteva intravedere Carlo Borromeo a cavallo ed il cugino Federico.
Il territorio di Mezzoldo e di Olmo apparteneva alla “Quadra di Averara”; con Atto 6 ottobre 1647, Notai Pietro Manganoni e Giacomo Guerinoni, esso viene scorporato e dato in gestione a queste due comunità, ormai ritenute autonome ed in grado pertanto di autogestirsi. L’Atto sopramenzionato sancisce l’assegnazione del territorio e divide le proprietà degli Antichi Originari da quelle del Comune ed è tuttora valido; basterebbe rivalutare le stime in esso indicate per conoscere anche il valore attuale di questi boschi, prati e pascoli. I rappresentanti delle contrade di Olmo e Mezzoldo che stipulano l’Atto sono: Pietro Marieni – Giò Maria Dominoni e Carlo Lazzaroni, i quali se ne fanno carico.
Questa decisione (scissione o divisione del territorio) si concretizzò anche grazie al passaggio della nuova “Strada Priula”, la quale, passando sul fondovalle e non più a mezza costa come l’altra, aveva creato una via di comunicazione nuova anche per il territorio di Piazzatorre e Piazzolo. Questo tratto di fiume Brembo creava una separazione netta fra i due territori: la comunità in sponda destra apparteneva alla “Quadra di Averara”, che aveva ormai suoi ordinamenti, un suo Statuto e ufficiava il rito ambrosiano, mentre la comunità di sinistra (Plazatorio – Plazolo) era sotto la giurisdizione di Piazza con rito romano.
Territorio di Piazzatorre (Plazatorio – Ampio spazio) e Piazzolo (Plazolo – Piccolo spazio). Questo territorio si trova fra le due principali valli del fiume Brembo: l’“Acqua Negra” che è la Valle dell’Olmo e l’“Acqua Bianca” che è la Valle di Fondra. Guardando la sua configurazione naturale, ci appare come se fosse rinchiuso in una morsa, una “forca” che parte da Piazza Brembana, sale sino in “Torcola” (Forcola) e si chiude con la catena montuosa dei Monti Secco – Pegherolo – Bigna – Cavallo – Chiesetta di San Simone (Cambrembo).
La ragione principale di questa divisione è feudale e religiosa; i due territori sono divisi dal fondovalle e sono dirimpettai a quelli di Mezzoldo e Olmo. Le comunità di Averara, “giuridicamente” e di Santa Brigida, “religiosamente”, avevano già tracciato da tempo i loro confini e occupato i territori. Le persone che occuparono il territorio di Piazzatorre e Piazzolo, dopo averlo avuto in gestione dai feudi delle antiche famiglie, come gli “Olmo” e “Mascheroni” ecc., si unirono in una corporazione forte denominata gli “Antichi Originari”, che ne divenne proprietaria, lo amministrò in modo completo, tanto da sostituire anche l’amministrazione comunale.
In forza del decreto del 25 Novembre 1806 “Repubblica Cisalpina” tutte le proprietà degli Antichi originari vengono espropriate e date ai Comuni di Piazzatore e Piazzolo, i quali si associano a Mezzoldo, divenendone sue frazioni. Per Piazzolo si dovrà arrivare all’Atto 1° Marzo 1850, Notaio Tomaso Mocchi, che riassume atti già stipulati sin dal 1822-1824, per definire in modo inequivocabile le proprietà degli “Antichi Originari”, separandole da quelle comunali. Per quanto riguarda Piazzatorre, anche se l’iter è il medesimo, va fatta una premessa. La comunità deriva da due ceppi, gli “Arioli de Rivaribus” (forse emigrati da Sparavera) ed i “Maisis di Mezzoldo” (dalla frazione Cà Maisis in Vallis Ulmis), occupa il suo ampio territorio con le frazioni di Pegherolo – Piazzole – Cà de Bai – Foppa – Cantone – Montoni – Cà Maisis – Grattaroli e colloca la Chiesa sullo sperone centrale ad esse.
L’importanza di questi territori è dovuta alla ricchezza dei lori boschi. La pianura padana era ormai interamente bonificata nel 1500; il legname da opera o combustibile iniziava a scarseggiare ed il prezzo lievitava; le nostre montagne, che abbondavano di questa materia prima, intensificarono gli scambi commerciali con la pianura, la quale, già da secoli veniva occupata, con le transumanze, dai nostri bergamini, che furono i primi rappresentanti di questo bene. Il taglio del bosco, che prima veniva usato per la produzione di carbone o per il fabbisogno locale, acquista un’altra importanza come legname d’opera.
Il legname scendeva con le “ende” e le “soende” sino al ponte della “Priula” di Piazzatorre o al ponte degli “Aj” di Piazzolo per poi fluttuare nel Brembo e raggiungere l’Adda, le città limitrofe ed i canali verso Milano; esso costituiva una notevole risorsa economica. Tutto ciò è stato desunto da pergamene depositate in Biblioteca A. Mai di Bergamo, riprendendo la ricerca fatta dal dott. Giuseppe Bonandrini, medico condotto in Valle dell’Olmo (1900-1940). Egli ebbe il merito di portare le famiglie più facoltose di Bergamo su questa piana, disboscata e bonificata dagli Antichi Originari in varie fasi chiamate “lavoranti 1-2-3”; queste famiglie iniziarono a costruire ville, colonie estive ed alberghi.
Qui di seguito riportiamo una delle tante suppliche che gli “infelici abitanti di Piazzatorre” inviano al Prefetto nelle quali si trovano espresse le motivazioni affinché essi non restino accorpati a Mezzoldo.
Al Sig. Prefetto del Dipartimento del Serio
Gli abitanti di Piazzatorre Frazione della comune di Mezzoldo rassegnano a Lei l’unita Petizione diretta alla Reggia cesarea dissenso tendente ad implorare la paterna Sovrana Autorità perché sieno abilitati di nuovo a formarsi in comune come lo erano prima del Cessato Governo. Nell’atto che la supplicano perché si degni di farla pervenire al Governo pregano anche che voglia degnarsi d’accompagnarla favorevolmente per ottenere lo scopo di cui si tratta. Per far sì che le raggioni esposte sono giustissime sperano che l’Autorità sua vorrà interessarsi pel ben opera di questi infelici abitanti, professandole nel tempo stesso il loro rispettoso ossequio e distinta stima.
Foto: Cartolina di Mezzoldo – Raccolta Mario Fois