Dieci anni fa, William Frosio lasciava Selino Basso – frazione di Sant’Omobono Terme in cui è nato e cresciuto – con in mano un biglietto di sola andata direzione Svezia, in compagnia della dolce metà di allora. Oggi William ha 31 anni e vive a Frillesås, un tranquillo paese di poco più di 2.000 anime che si affaccia sul freddo Mare del Nord, dove lavora come panettiere e pasticcere. Ed è proprio qui che, in una casetta nelle vicinanze a quella della ex compagna e madre dei suoi bambini, si prende cura dei figli Noelle di 6 anni e Gabriel di 4.
“Ero in vacanza con un amico, quando ho conosciuto una ragazza svedese – racconta William – Ci siamo frequentati per circa un anno a distanza. Dopodiché lei è venuta in Italia per qualche mese, ma alla fine abbiamo deciso di trasferirci in Svezia, 10 anni fa. Ora io e lei siamo separati, ma viviamo nello stesso paese e i nostri figli, che sono la mia più grande gioia, passano del tempo con entrambi i genitori”.
Nell’ultimo decennio, William ha avuto l’occasione di imparare la lingua ed entrare a far parte dell’ordinato sistema svedese, incontrando il rispetto del suo popolo ma scontrandosi certe volte con filosofie nordiche forse troppo impazienti e rigide rispetto a quelle a cui noi italiani siamo abituati. “Io ho imparato fin da piccolo che le cose vanno fatte con calma, ma soprattutto che bisogna guadagnarsele: un pensiero che qui in Svezia è poco contemplato, la gente è spesso frettolosa – spiega il giovane – Però il popolo svedese è molto riservato e rispettoso nei confronti sia delle altre persone che della natura ed è un aspetto che apprezzo molto”.
William lavora come panettiere e pasticcere, ma appena i suoi bambini vengono in visita, per lui non esiste nient’altro. “I miei figli sono la cosa più importante – confessa il 31enne – Loro sono la mia vita. Per lo Stato svedese, il bene del bambino è una delle priorità assolute: dal momento che io ho la doppia cittadinanza, ad esempio, ha messo a disposizione per i miei figli un insegnante di italiano una volta ogni due settimane. Senza contare il fatto che scuole, servizi pubblici e alcune visite mediche sono completamente gratuite fino ad una certa età. Anche i genitori possono godere di giorni di assenza dal lavoro retribuiti per stare con i figli, io ne approfitto per passare più tempo possibile con i miei: l’educazione e la presenza come genitore sono il valore numero uno da trasmettere”.
Alla luce della recente emergenza sanitaria del coronavirus che sta stringendo in una morsa il mondo intero, viene naturale domandare a William un rendiconto sulla situazione che sta vivendo in Svezia, dove lo Stato ha attuato una serie di misure meno stringenti. “Qui in Svezia, le scuole fino ai 12-13 anni sono ancora aperte – racconta William – Anche se negli ultimi giorni le cifre stanno iniziando a raddoppiare ed i politici iniziano a raccomandare alla popolazione di uscire il meno possibile per tutelare principalmente gli anziani. È vero, le misure non sono ancora così stringenti, ma gli svedesi cercano di non mettere il panico fra la popolazione: è un pensiero che in parte condivido, perché lo stress abbassa le difese immunitarie, ma penso che avrebbero dovuto prendere dei provvedimenti per stroncare sul nascere il problema, soprattutto avendo un esempio come quello dell’Italia”.
La bergamasca, dove vivono i suoi famigliari, è in particolare una delle province più colpite. “Fortunatamente i miei cari stanno bene, sono a casa e fermi con il loro lavoro – rassicura il giovane – Per me, che lavoro nell’alimentazione, non è stata attuata nessuna particolare restrizione se non un invito ad osservare ancora di più le norme igieniche. Però anche qui si devono mantenere le distanze, nonostante i locali non siano chiusi, e pane e dolci vengono tutti impacchettati”.
La preoccupazione però si fa sentire e il pensiero del giovane va in particolar modo ai suoi figli. “La vita delle persone non è un gioco, è un dono ed è giusto conservarla. Ho l’impressione che certi politici e cittadini pensino solo al lato economico del problema, dimenticandosi di ciò che è veramente importante – è il pensiero di William – Io, da parte mia, cerco di fare tutto con cautela e tranquillità, utilizzando il buon senso e tenendo miei figli a casa nei limiti del possibile. La normativa, infatti, prevede che mia figlia vada a scuola finché è in buona salute: al minimo sintomo di malessere i bambini devono essere tenuti a casa e non possono rientrare in classe fino a 48 ore dopo la guarigione”.
“Lo faccio per tutelare in primis noi stessi, e tutte le persone che ci circondano di conseguenza – conclude William – Spero che chi ci governa, Italia o Svezia che sia, rifletta su cosa sia veramente importante, se i soldi oppure la salvaguardia delle persone. Mi auguro che sia una “lezione di vita”, un modo per far riscoprire le cose importanti ed essenziali della vita e non solo a quelle materiali. E ovviamente spero con tutto il cuore che in Italia così come nel mondo le persone trovino la forza e la costanza di superare questa brutta situazione”.