Farmacia dei servizi, ai tempi del coronavirus

Nuovo numero della rubrica dedicata alla salute a cura della Farmacia Visini di Almè. In questa nuova puntata il dott. Michele Visini parlerà dell'importanza della cosiddetta "farmacia dei servizi", ancora più importante in questa fase emergenziale.
2 Maggio 2020

Nuovo numero della rubrica dedicata alla salute a cura della Farmacia Visini di Almè. In questa nuova puntata il dott. Michele Visini parlerà dell'importanza della cosiddetta “farmacia dei servizi”, ancora più importante in questa fase emergenziale.

Negli articoli apparsi nelle scorse settimane, avevamo parlato di prevenzione, di medicina predittiva e di come la farmacia possa essere (e divenire sempre più negli anni) un punto di riferimento per monitorare il proprio stato di salute e provare ad intercettare i problemi di salute prima che diventino seri e invalidanti. Questa è l’idea che da anni portiamo avanti, un'idea di farmacia che è quella della FARMACIA DEI SERVIZI AL SERVIZIO DEL CITTADINO. Questa diversa immagine di una attività, da sempre vista come punto di erogazione di farmaci o prodotti farmaceutici, è stata peraltro negli ultimi anni oggetto di sviluppi e studi sempre più approfonditi anche a livello di organizzazioni nazionali e di normative vigenti. Nella nostra piccola realtà locale, per molto tempo, abbiamo provato ad inserire e far conoscere un numero sempre più ampio di servizi, nell'ottica di fare medicina predittiva (quindi, come dicevamo poco fa, di intercettare prima possibile le problematiche croniche più comuni) particolarmente nell'ambito della prevenzione cardiovascolare.

Poco prima dell'arrivo del Coronavirus nella nostra realtà, mi è capitato di registrare una intervista televisiva a tema: pensare ora a cosa è accaduto e cambiato in così poco tempo, rende quel tema e tutto quanto ho provato a descrivere come idea di farmacia del tutto irreale e, ora, assai poco interessante: ora, purtroppo, nessuno di quei servizi può essere erogato; ora, credo, a nessuno o quasi interesserebbe fruire di questi servizi, né sentirne parlare. Ora, tutta la nostra vita gira intorno a questo evento drammatico e totalizzante.

L'arrivo del Coronavirus ha cambiato la vita di tutti noi. Per moltissime realtà produttive e professionali si è trattato di doversi fermare, con tutte le conseguenze del caso, delle quali ovviamente non mi permetto di parlare. Noi farmacisti siamo stati una delle poche categorie lavorative aperte al pubblico che ha continuato e continua la sua opera….in modo però del tutto differente.

È cambiato tutto il modo di lavorare. La maggior parte delle farmacie, complice la difficoltà a mantenere un' adeguata distanza tra il pubblico e i farmacisti e a garantire a tutti le adeguate condizioni di adeguata tutela dal rischio di contagio, hanno scelto di operare a battenti chiusi oppure operando un contingentamento strettissimo negli accessi in farmacia. C'è stato anche un momento in cui, tra i tanti decreti, era emersa la necessità di assicurarsi che chi entrava in farmacia fosse sfebbrato….cosa impossibile da verificare, non foss'altro se non per il fatto che non siamo dotati di strumenti a misurazione laser senza contatto….introvabili! E’ venuta meno una delle principali caratteristiche della farmacia aperta al pubblico sul territorio: il contatto umano e il confronto con le persone, la possibilità di dedicare tempo ed energie al consiglio e alla consulenza su temi di salute.

Lo scenario della farmacia di paese, dove poter entrare per trovare non solo farmaci ma anche tutto questo, oltre magari a un monitoraggio della pressione o della glicemia, a un esame del colesterolo o un elettrocardiogramma, è stato stravolto: ci siamo trovati a servire in fretta, attraverso lo sportello del turno, in un modo del tutto anomalo, per tutti, per noi, ma anche se non soprattutto per la clientela.

OFFRIRE SERVIZI SIGNIFICA TENTARE DI INTERCETTARE BISOGNI: quali sono stati in questo particolare periodo i bisogni che i cittadini ci hanno manifestato? Mi verrebbe da dire che principalmente il bisogno, ancora oggi sentitissimo, è quello di procurarsi delle mascherine, purtroppo assai difficili da reperire, soprattutto nelle prime settimane dopo il 10 marzo, quando l'improvvisa esplosione dei contagi, dei decessi, degli accessi in ospedale ha reso chiaro a tutti il rischio e la necessità di doversi proteggere.

In realtà essere al servizio del cittadino come farmacisti in questa fase ha richiesto anche altro.

Quasi subito si è creata sul territorio una enorme richiesta di BOMBOLE DI OSSIGENO: l’improvviso, abnorme afflusso di persone ricoverate in ospedale e l’intasamento del Pronto Soccorso ha fatto sì che sempre più persone dovessero essere curate a casa; purtroppo, a causa dei danni polmonari indotti da questo ancora sconosciuto virus, moltissimi di questi pazienti non potevano fare a meno del preziosissimo supporto dell’ossigeno. Nessuno di noi era pronto ad una simile emergenza: non lo erano le farmacie, purtroppo da sempre dotate di una scorta relativamente scarsa di bombole (non è facile procurarne….anzi!), ma nemmeno le ditte distributrici. Abbiamo, noi come tutte le altre farmacie sul territorio, deluso purtroppo molte più persone di quante siamo riuscite a soddisfare, non solo per la richiesta di ossigeno ma anche per quella, ancora più preziosa in questa fase, di saturimetri, piccoli strumenti che per moltissime persone hanno fatto davvero la differenza tra potersi muovere in tempo, scoprendo con adeguato anticipo le proprie difficoltà respiratorie, e potendo quindi avere accesso a cure adeguate prima di incorrere in danni respiratori troppo pesanti, o arrivare purtroppo tardi.

Nel corso dei giorni, dopo una prima fase davvero complessa, le aziende produttrici, i distretti ATS e noi farmacisti siamo riusciti a mettere in piedi un sistema discretamente efficiente per riuscire a soddisfare il maggior numero di richieste: non tutti sono stati gestiti nel modo migliore, ma tutta la filiera ha davvero fatto il possibile.

Un altro bisogno che si è creato è stato quello di cercare di snellire quanto più possibile la “catena della ricetta medica”: in una fase in cui si è reso necessario imporre a tutti di STARE A CASA, trovare un sistema per ridurre al minimo gli spostamenti necessari al paziente per ritirare le prescrizioni mediche e poter acquistare i farmaci necessari è stato un elemento di interesse fondamentale. Le ATS hanno consentito di poter stampare in farmacia le ricette dematerializzate: in tal modo, in questa fase di emergenza, il medico può fornire all'interessato (attraverso diversi strumenti, dal Fascicolo Sanitario Elettronico fino a un semplice messaggio o una telefonata) le credenziali necessarie per poterci consentire di visualizzare e stampare, unitamente al codice fiscale dell’intestatario della prescrizione, la ricetta stessa, eliminando il passaggio del paziente in ambulatorio.

Il passo successivo è stato quello di creare un servizio di prenotazione delle prescrizioni e dei farmaci con possibilità di ritiro anche da parte di incaricati volontari in tempi più celeri possibile. Abbiamo provato a mettere a disposizione dei cittadini due riferimenti, un numero WhatsApp e un indirizzo e-mail cui poter girare le richieste. È una modalità del tutto anomala, però in questa fase transitoria questo ulteriore servizio ha, crediamo, consentito a qualcuno di evitare di uscire, di tornare a ritirare farmaci ordinati o mancanti o comunque ha ridotto significativamente il tempo di permanenza fuori della farmacia in attesa.

Speriamo in tutto questo di avere comunque trovato un diverso ma altrettanto utile modo di essere al servizio del cittadino. Tutte queste iniziative e questi servizi resteranno attivi per tutta la durata dell'emergenza, e per chi lo desiderera', compatibilmente con la possibilità di poter continuare a ricevere gli estremi delle ricette da poter stampare in farmacia, anche dopo.

La farmacia deve essere FARMACIA DEI SERVIZI al servizio del cittadino….anche in questa fase in cui tutto quanto è cambiato. Speriamo di continuare a soddisfare sempre le esigenze e i bisogni della clientela, soprattutto di quella maggiormente in difficoltà, non solo in questa fase di emergenza.

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