Un’estate decisamente indimenticabile quella appena vissuta da Giorgia Rota, 25enne ingegnera spaziale di Almenno San Bartolomeo, che tra giugno e agosto ha fatto parte dello Space Studies Program (SSP), programma internazionale che l’ha portata nientepopodimeno che a Houston, in Texas, tra alcune delle più iconiche strutture della NASA. Un traguardo ottenuto anche grazie alla solidarietà degli almennesi, che tramite una raccolta fondi, promossa anche dal Comune, hanno permesso a Giorgia di sostenere i costi non coperti dalla borsa di studio.
“Sono stata selezionata per partecipare allo Space Studies Program (SSP) – spiega Rota – un programma formativo intensivo di otto settimane offerto dall’International Space University (ISU). Il programma si è svolto dall’ 8 giugno al 3 agosto presso la Rice University in collaborazione con il NASA Johnson Space Center a Houston, in Texas. Si tratta di un’opportunità unica che riunisce ogni anno circa 100 partecipanti provenienti da tutto il mondo, quest’anno eravamo ben 155, con l’obiettivo di fornire una preparazione completa e interdisciplinare nel settore spaziale. Ho scelto di partecipare a questo programma perché rappresentava un’occasione straordinaria per ampliare le mie competenze tecniche e sviluppare nuove conoscenze in discipline come la gestione delle missioni spaziali, l’interazione umana nello spazio e le applicazioni tecnologiche avanzate, oltre a lavorare a stretto contatto con esperti del settore e colleghi appassionati di spazio”.
Un’accoglienza “davvero calorosa e positiva” quella in USA per l’almennese. “Non appena sono arrivata a Houston – spiega – , ho subito percepito l’entusiasmo e l’energia di un ambiente dinamico e stimolante. L’organizzazione del programma ci ha accolto con grande professionalità, facendoci sentire immediatamente parte di una comunità internazionale con un obiettivo comune: contribuire al futuro del settore spaziale. Anche dal punto di vista culturale, l’atmosfera in Texas è stata sorprendentemente accogliente, con persone sempre disponibili e curiose di conoscere chi arrivava da altre parti del mondo. Fin dall’inizio, ho avvertito una grande sinergia con gli altri partecipanti e il team organizzativo, che ha reso l’inizio di questa esperienza ancora più entusiasmante”.
Il programma si è articolato in tre principali aree: lezioni di base, attività di dipartimento e un progetto di gruppo, il tutto arricchito da workshop e interventi di esperti di altissimo livello, inclusi diversi astronauti. “Le 55 lezioni di base – spiega Giorgia Rota – mi hanno permesso di ampliare la mia conoscenza. Per quanto riguarda le attività di dipartimento, sono stata selezionata per il dipartimento di prestazioni umane nello spazio, concentrato su come gli esseri umani interagiscono con l’ambiente spaziale, sia dal punto di vista psicologico che fisiologico. Ho avuto la fortuna di collaborare con altri 38 partecipanti alla creazione di un quadro di valutazione della sostenibilità ambientale per progetti e iniziative spaziali. In particolare, ho ricoperto il ruolo di Team Leader del gruppo di ricerca, coordinando le fasi di revisione della letteratura, e successivamente ho guidato un sottogruppo di 18 persone nello sviluppo di uno strumento per la valutazione della sostenibilità di missioni sul suolo lunare“.
Ovviamente, tra una lezione e l’altra, Rota ha avuto l’opportunità di visitare diverse strutture iconiche della NASA. Tra queste, racconta: “la Space Vehicle Mockup Facility, dove vengono preparate le missioni con repliche a grandezza naturale dei veicoli spaziali; il NASA Mission Control Center, dove si monitorano le missioni spaziali in tempo reale; e il NASA Neutral Buoyancy Laboratory, una piscina enorme usata per l’addestramento degli astronauti in condizioni simulate di microgravità. Abbiamo anche visitato il George W.S. Abbey Rocket Park e lo Space Center Houston, tutte esperienze davvero emozionanti e formative. Purtroppo, non siamo riusciti a visitare Starbase, il sito di lancio di SpaceX. Il lancio di Starship, inizialmente previsto per gli ultimi giorni del programma, è stato rimandato, quindi non abbiamo potuto assistere all’evento. Anche se è stata una piccola delusione, l’esperienza complessiva è stata comunque incredibile e non escludo che in futuro avrò altre possibilità di assistere ad un lancio”.
Ma l’esperienza, per via dei ritmi, è stata decisamente poco turistica, come sottolinea Rota: “Il programma era molto intenso e lasciava davvero pochissimo tempo libero. Anche quando avevamo qualche ora a disposizione, spesso dovevamo utilizzarla per studiare o lavorare sui nostri progetti. Questa pressione è stata sicuramente una sfida, ma al tempo stesso rappresentava il valore del programma: l’intensità creava un forte senso di comunità. Anche durante le notti insonni passate a lavorare, sapevamo di non essere soli, e questa condivisione rendeva l’esperienza più sopportabile, e addirittura piacevole. Un momento molto divertente era la “culture night” del venerdì, in cui a turno ogni gruppo nazionale presentava la propria cultura attraverso cibi, bevande e presentazioni interattive. Noi italiani ci siamo distinti, naturalmente!”.
“Quello che mi ha colpito di più – racconta la giovane ingegnera – è stata la qualità delle lezioni e degli interventi, la possibilità di interagire con esperti del settore e il contesto internazionale. Le lezioni e i workshop erano tenuti da professionisti di altissimo livello, tra cui astronauti e leader dell’industria spaziale, che hanno condiviso con noi esperienze e conoscenze che non si trovano nei libri.
Poter visitare le facility della NASA e altre aziende di rilievo è stato un vero privilegio, perché ci ha permesso di vedere da vicino la realtà delle missioni spaziali. Un altro aspetto entusiasmante è stata la diversità culturale e professionale dei partecipanti. Lavorare insieme a persone provenienti da tutto il mondo, (155 partecipanti provenienti da ben 35 nazionalità diverse – 22 gli italiani ndr) con background e competenze diverse, ha reso ogni progetto e attività un’esperienza di apprendimento unica. Infine, anche i momenti di socializzazione mi hanno dato l’opportunità di fare amicizie che credo dureranno a lungo con persone che hanno la mia stessa passione per lo spazio”.
Ora, tornata ad Almenno San Bartolomeo, il futuro dove ti porterà? “Dopo questa esperienza, sono molto più fiduciosa e sicura del mio futuro nel settore spaziale. Al momento mi sto concentrando sul prossimo grande appuntamento del settore: il 75esimo International Astronautical Congress (IAC), che si terrà a ottobre a Milano. Sto lavorando alla presentazione di tre paper scientifici, uno dei quali riguarda proprio il progetto di gruppo sviluppato durante il programma. Dopo l’IAC, il mio obiettivo sarà entrare a far parte del mondo dell’industria spaziale. Sto iniziando a cercare il mio posto in questa “costellazione”, con la speranza di contribuire attivamente al progresso del settore”.