”Il mio bambino non parla…cosa posso fare?”

Non è mai troppo presto per la visita dal logopedista. Secondo appuntamento con la rubrica Salute & Benessere a cura delle professioniste de L'Alveare di Zogno, centro polispecialistico in via Antonio Locatelli 55.
1 Ottobre 2021

Secondo appuntamento con la rubrica Salute & Benessere a cura delle professioniste de “L’Alveare” di Zogno, centro polispecialistico in via Antonio Locatelli 55

“Ogni bambino ha i suoi tempi, è normale, parlerà…” I genitori preoccupati per l’assenza o la scarsa evoluzione del linguaggio dei loro figli spesso si sentono rassicurare in questo modo da parenti, conoscenti e altri genitori. Da professionista, sono convinta che si debbano rispettare i tempi di ogni bambino, tuttavia è importante che questo avvenga in modo consapevole rispetto a quelli che definiamo come campanelli d’allarme per il ritardo di linguaggio o altri disturbi del neurosviluppo.

“Concedere del tempo al bambino” non deve significare rimanere in attesa che qualcosa cambi, quasi per magia: in questa attesa per l’emergere del linguaggio i genitori possono fare molto per incoraggiare lo sviluppo linguistico e gli esperti del settore sono concordi nell’affermare che il ruolo della relazione genitore-bambino e la qualità della loro interazione comunicativa è cruciale ai fini dello sviluppo del linguaggio.

Anzi, spesso rimanere in un’attesa “sterile” e poco consapevole, aumenta il grado di ansia per il genitore e facilita l’instaurarsi di modalità comunicative errate che, anziché favorire lo sviluppo del linguaggio, lo limitano.

 

“Il mio bambino ha solo due anni e mezzo, è troppo presto per portarlo dal logopedista?” La risposta è senz’altro: NO! Non è mai troppo presto per una valutazione logopedica, non dobbiamo pensare alla valutazione del logopedista come una visita, un evento traumatico o un incontro di mera somministrazione di test. Nel caso di bambini molto piccoli la valutazione è sostanzialmente un momento di gioco durante il quale il professionista osserva tutte le competenze di prerequisito allo sviluppo del linguaggio verbale, tra cui: il livello di comprensione, le abilità comunicative non verbali, il contatto di sguardo, la presenza di intenzionalità comunicativa, le competenze relative ai movimenti della bocca. A seguito della valutazione, ci sarà un momento di confronto con i genitori dove verranno illustrati i punti di forza e le difficoltà del bimbo, unitamente all’analisi delle strategie più utili per stimolarlo, in funzione di quanto osservato.

“Come posso stimolare il linguaggio del mio bambino?”, “Come posso aiutarlo ad esprimersi meglio?” La prima cosa è anche la più importante: l’adulto deve essere un buon modello comunicativo, ossia un comunicatore attivo che parli molto al figlio ma lo faccia lentamente e alternando la parola al silenzio. La pausa, infatti, è l’occasione affinché il bambino possa intervenire nello scambio comunicativo.

Un buon comunicatore è colui che supporta il linguaggio verbale con un’adeguata comunicazione non verbale, attraverso la ricerca del contatto oculare con l’interlocutore, l’uso della mimica e della gestualità; per comunicare in modo efficiente, inoltre, è importante utilizzare adeguato volume vocale e ritmo dell’eloquio che consentano la giusta intonazione e prosodia. Tutti questi aspetti spesso sfuggono al nostro controllo, ma diventare consapevoli dell’uso di queste strategie può renderci migliori comunicatori e sortire effetti positivi anche sullo sviluppo delle abilità comunicative e linguistiche dei nostri bambini.

Molteplici dovrebbero essere le occasioni di interazione, ancor prima che il bambino possa risponderci verbalmente.
Quando poniamo una domanda al bambino, ricordiamoci di concedere il tempo affinché elabori una risposta e la possa produrre (verbalmente oppure utilizzando altri canali comunicativi) e nel caso questa non fosse ben strutturata forniamo noi un modello corretto, senza sottolineare l’errore o la difficoltà.

Quando siamo con il bambino è utile verbalizzare il più possibile le azioni svolte arricchendo la comunicazione di dettagli, ad esempio: “Guarda, cosa sta facendo la mamma?” pausa “la mamma prepara il caffè” pausa “chi beve il caffè?” pausa “lo bevi tu?” pausa “No!! Lo bevono la mamma e il papà” pausa “ecco, è pronto il caffè!”.  Quando il bambino sta parlando con noi, diamogli tempo, non anticipiamolo e non finiamo le frasi al suo posto; più utile è riformulare e arricchire ciò che lui ha prodotto fornendogli il modello corretto, senza chiedergli di ripetere.

Tale argomento sarà oggetto di approfondimento in una delle serate informative in programma da Novembre 2021 presso il Centro Polispecialistico L’Alveare di Zogno, il cui calendario sarà disponibile a breve. 

CONTATTI

L’Alveare – centro polispecialistico, via A.Locatelli n.55 Zogno

Cell: 351.9337039 – email: centrozogno@gmail.com

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