Il mestiere di cestaio – seppur possa sembrare riduttivo definirlo in questo modo – è qualcosa di antico, un lavoro figlio di un tempo lontano, ma capace di offrire opportunità anche in questo periodo storico. E colpisce ancora di più se a raccontarcelo (e dimostrarcelo) è un giovane come Davide Gotti, 38 anni di Almenno San Salvatore, che ha iniziato questo antico mestiere circa 5 anni fa.
“Prima lavoravo presso una Cooperativa Sociale – racconta Davide – però si trattava di una situazione precaria che non mi dava molta soddisfazione. Così ho deciso di cambiare”. E il cambio è stato decisamente radicale. Alla domanda “come si vede fra dieci anni” Davide risponde subito di getto, senza pensarci “Premesso che vivo giorno per giorno, però mi immagino ancora qui a fare questa attività artigianale, è un mestiere che mi sta dando grandi soddisfazioni. Sicuramente non tornerei più indietro: questa è stata la mia grande occasione di riscatto e rinascita personale”.
“Ha iniziato questo mestiere grazie al mio maestro, Claudio Mariani, che mi ha avvicinato a questa arte e poi ho studiato da autodidatta per potermi migliorare. È fondamentale conoscere alla perfezione le diverse tipologie di legno, come si sviluppano e quando è il periodo della maturazione e, ovviamente, anche come e quando tagliarli – spiega Davide – Bisogna poi, ad esempio, controllare che le piante non siano infestate dai coleotteri: in inverno è il periodo della raccolta di quanto poi si andrà ad utilizzare nel periodo estivo e dello smaltimento delle commissioni arretrate. Insomma, c’è sempre qualcosa da fare e sbrigare”.
Ma Davide non confeziona solo cesti, ma anche altri prodotti come stelle di Natale da appendere alla porta di casa, dei porta pane, delle casette per gli uccellini, dei fermacapelli e delle gerle per la raccolta del fieno. Un lavoro molto vario e che richiede grande conoscenza: “Se devo fare, ad esempio, una cesta per metterci la verdura dell’orto servirà un cesto meno robusto rispetto a quello che serve per metterci la legna e, difatti, bisogna sapere con esattezza come distribuire il peso in modo che il fondo non si rompa, oppure che non si stacchi il manico, senza dimenticare che i legni, prima di essere lavorati, devono essere messi in ammollo. Quanto tempo restare in acqua varia dal tipo di pianta che si sta usando”.
Recentemente ha imparato, seppur la strada sia ancora lunga, il metodo “dell’intreccio caotico” che potrebbe permettermi di realizzare delle belle statue intrecciate. Ma quale è il legno migliore per le sue opere? “Preferibilmente preferisco del materiale locale, come il salice, in alcune occasioni utilizzo anche dei salici che provengono dal Piemonte. Inoltre ogni corteccia ha un suo colore specifico naturale, ve ne sono quelli verde/rosso e altri arancio. Quindi li lascio così, senza tinteggiarli”.
Ma perché sui social si fa chiamare “Davide Gotti e i cesti dell’orso”? “Mi rivedo un po’ in un orso – scherza – , dato che nel periodo invernale, ossia nel periodo del letargo, quando la natura è un po’ in stand-by, raccolgo il materiale. Nel mio caso non il cibo, ovvio, ma il legno da lavorare in primavera”. Davide tiene anche dei corsi per insegnare la sua arte: prossimamente ce ne saranno almeno tre, tra marzo ed aprile, a Gorle e all’Orto Sociale di Astino a Bergamo.
Trovate Davide e i suoi cesti su Facebook qua e su Instagram a questo link.
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Intervista molto interessante
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Bellissima iniziativa. Auguri e buon lavoro.