Narra la leggenda che moltissimi anni fa, a Oltre il Colle, viveva un drago gigantesco. Il mostro, con le sue sette teste ed il corpo ricoperto di squame da cima a fondo, aveva trovato casa nella foresta dove placava la sua fame cacciando animali di altre specie e impadronendosi della leggendaria fonte dell’immortalità, che sgorgava proprio da un anfratto roccioso in quella stessa foresta.
Le sue prede preferite erano gli animali selvatici, ma non disdegnava quelli domestici come pecore e capre e, soprattutto, quando possibile si concedeva anche uno spuntino a base di carne umana, che accompagnava ad una bevuta presso la preziosa fonte. E si direbbe che questa sua routine fosse efficace, dal momento che il resto del mondo invecchiava mentre lui rimaneva tal e quale, sempre in forma con i suoi bargigli in continuo movimento e la sua spaventosa mole.
Tutti gli abitanti ne erano terrorizzati, a partire dai pastori che si vedevano spesso il gregge decimato a causa sua. Non osavano nemmeno pronunciare a voce alta la parola “drago” per paura che potesse sbucare dal bosco da un momento all’altro e trasformarli in merenda. C’era stato qualcuno che, per esasperazione, provò a dargli la caccia – senza particolare successo.
Un gruppo di coraggiosi pastori, accompagnati da abili cacciatori, avevano raggiunto la sua dimora nel centro del bosco, attaccandolo e ingaggiando una battaglia senza esclusione di colpi che mise la bestia in seria difficoltà. Qualcuno riuscì addirittura a tagliargli una delle mostruose sette teste con un’accetta, ma con gran sbigottimento dei presenti quella ricrebbe e tutte le ferite da loro inferte si rimarginarono come se nulla fosse accaduto.
Spaventati e terrorizzati da qualcosa che pareva assurdo ai loro occhi, il gruppo di assalitori scappò a gambe levate, lasciando dietro sé una creatura infuriata che si vendicò attaccando senza pietà gli ovili e le stalle. Si narra che i lamenti degli animali furono così forti che risuonarono per l’intera Valle Brembana, raggiungendo perfino alcuni paesi alle porte di Bergamo.
Ma questa sconfitta non bastò per fermare gli animi arrabbiati degli abitanti di Oltre il Colle, che ben presto escogitarono un nuovo piano per liberarsene una volta per tutte. Così un bel giorno un esercito fra pastori, cacciatori e cittadini si diresse ai margini della foresta e lì iniziarono a darle fuoco, partendo da alcune sterpaglie disseminate un po’ ovunque. Il drago, spaventato dalle fiamme che avanzavano nella sua direzione, si fece prendere dal panico e iniziò a sbraitare ed emettere sibili e rantoli spaventosi, mentre dalle sue narici usciva denso fumo nero e le sue scaglie lucide erano dritte lungo il suo corpo.
Trovatosi con le spalle al muro, la feroce bestia fece l’unica cosa che poteva fare: immergersi nella fonte dell’immortalità. La cristallina acqua, a contatto con il corpo del drago, divenne torbida e scura mentre la creatura svanì, come sciolta nelle acque della fonte. Quando i primi cittadini raggiunsero il luogo, vi trovarono solo uno specchio d’acqua scura come la pece e nauseabonda, senza alcuna traccia del drago.
Da quel momento, la gente del luogo ha vissuto nella convinzione che si trovi ancora all’interno di quell’acqua una volta pura, in attesa del momento opportuno per risvegliarsi dal suo sonno e vendicarsi di ciò che, moltissimi anni prima, fu costretto a subire. A ciò è legato un detto che si usa ancora oggi dire ad Oltre il Colle: “quando il drago si sveglierà, la frazione Ca’ Bonaldi – che si trova nei paraggi – sprofonderà”.