C’è una storia che si narra in Valle Imagna, il cui protagonista pare fosse un certo Padre Claro Personeni, francescano e nato a Cepino di Sant’Omobono Terme nel 1764. Secondo le dicerie fu, insieme ad un confratello, protagonista di una inquietante visione. Ma ripartiamo dal principio: il 1810 fu un anno duro per i numerosi conventi che costellavano la bergamasca, costretti ad una soppressione massiva.
Anche il nostro Padre Claro, come diversi religiosi del tempo, dovette arrangiarsi alla vita in famiglia, senza mai perdere di vista la vita di penitenza e predicazione in diocesi. Un giorno il vescovo di allora, tale Dolfin, comandò a Padre Claro e ad un confratello di compiere una missione in un imprecisato paese della Valle Seriana, dove venne accolto con scontento dal parroco del luogo poiché il vescovo non si era preoccupato di avvertirlo dell’imminente arrivo.
Ci fu una breve funzione di apertura, a cui seguì una magra cena. Solo allora il parroco annunciò ai due che il loro alloggio era ubicato in una casa (a dir poco inquietante) nei dintorni, poiché impossibilitato ad ospitarli nella propria. Quando la mattina successiva Padre Claro ed il suo compagno si incontrarono uscendo dalla camera, apparve chiaro che entrambi avessero udito il gran baccano della notte: dalla mezzanotte all’Ave Maria del mattino urla, pianti e strider di catene si succedettero fra loro, insieme ai continui colpi alle porte delle camere dei due malcapitati ospiti.
Un’altra notte li aspettava in quella che sembrava a tutti gli effetti una casa infestata. E così, rassegnati a quanto era accaduto, decisero la notte seguente di restare insieme in orazione nella medesima camera. Ed ecco che ad un certo punto forti e vigorosi colpi batterono sulla porta. “Se qualcuno ha bisogno di noi, venga avanti in nome di Dio” fu la risposta del Padre di Cepino. Dinanzi a loro si presentò lo spettro di un uomo anzianissimo, quasi incartapecorito. Sul suo corpo etereo strani abiti, di vecchia foggia.
“Che volete?” gli domandò Padre Claro. “Te lo dirà chi mi segue” replicò lo spettro, dietro al quale comparvero – uno dietro l’altro – altri due fantasmi di uomini vecchissimi, ognuno vestito in modi diversi ma ugualmente di antico stampo. Alle loro spalle si presentò un’altra figura, un aitante giovane di bell’aspetto, che fra le facce esterrefatte dei due monaci spiegò che i tre erano dannati per essersi impossessati in maniera fraudolenta della casa in cui si trovavano, mentre lui era condannato al Purgatorio poiché loro erede, ma senza essere a conoscenza dell’imbroglio perpetrato dai suoi avi.
La sua richiesta nei confronti dei due Padri era una: persuadere gli eredi a restituire quanto era stato tempo prima tolto alla Chiesa, così da liberarli dall’eterna pena. Cosa accadde dopo quella notte non si sa, la storia popolare non ne racconta i dettagli, ma è auspicabile credere che Padre Claro si sia adoperato per adempiere alla singolare richiesta avanzata quella notte dallo spettro.
(Tratto da “Leggende Bergamasche” di Carlo Traini – Edizione Il Conventino Bergamo)