Narra la leggenda che, sotto il ponte della Valle Stabina al confine fra Ornica e Valtorta, vi fossero confinate le anime dannate dell’Inferno. In particolare, qui si trovavano coloro che in vita non avevano rispettato la messa domenicale, diseredando la religione e le sue pratiche per dedicarsi ai divertimenti oppure al lavoro.
Si trattava di veri e propri dannati, confinati in gran numero sotto gli archi di quel ponte, punto di confine. Trattandosi di numerose anime, va da sé che urla laceranti e strepiti in grado di terrorizzare chiunque fossero all’ordine del giorno. Altri dannati, invece, si divertivano a comparire di fronte ai passanti, spaventandoli.
Chiunque si trovasse a dover attraversare il ponte la notte con i propri animali, muli o asini, si trovava spesso in gran difficoltà: le bestie, infatti, giunte all’altezza del ponte si rifiutavano di proseguire e non c’era verso di far cambiare idea. Parevano quasi terrorizzati e prendevano a girare su loro stessi, come fossero impazziti, oppure a rovesciare la soma a terra.
Fino all’alba, quei luoghi diventavano come proibiti e nessuno era più in grado di far attraversare il ponte agli animali. Quando ai primi bagliori del nuovo giorno si udiva un grande frastuono sordo come di massi che precipitavano sul fondo della valle, solo allora – come per magia – muli e asini si decidevano a muovere i primi passi nella direzione desiderata, tranquilli come se nulla fosse accaduto.
Questa storia proseguì per moltissimo tempo, terrorizzando intere generazioni di residenti in zona. Le anime confinate fecero parlare di sé fino al 1909, quando venne finalmente trovato un rimedio sicuro contro queste inquietanti manifestazioni: l’allora parroco di Valtorta, un tale don Stefano Gervasoni, godeva al tempo della fama di santità.
Si diceva, infatti, che possedesse delle doti da esorcista, acclamate da chiunque. Dopo aver avviato un periodo di preghiere collettive nei confronti dei dannati, portò sia i parrocchiani di Valtorta che quelli di Ornica in processione, in direzione del luogo maledetto: qui, dopo aver benedetto la zona, collocò un crocefisso sulla parete rocciosa a strapiombo della valle. Si dice che il simbolo religioso sia ancora là e che da quel momento nessuno udì più i lamenti delle anime confinate in Valle Stabina.