L’impegno per i giovani e una vocazione nata “per gioco”: don Antonio, un prete e tre Valli

Dopo gli studi di geometra, intraprende il percorso sacerdotale, poi le esperienze in Valle Brembana e Valle Seriana e, nel mezzo, una missione in Bolivia.
23 Aprile 2025

“Amo il Signore perché ascolta il grido della mia preghiera. Su di me ha steso la mano nel giorno che lo cercavo”. Con queste parole, tratte dal brano religioso “Amo il Signore”, si apre idealmente il cammino spirituale di don Antonio Locatelli, classe 1977 originario di Brancilione di Corna Imagna. Un sacerdote che ha fatto della fede vissuta, della preghiera autentica e della vicinanza alle persone i pilastri del suo ministero.

Da piccolo avevo detto, scherzando, che da grande avrei fatto il prete… e poi, un passo alla volta, è successo davvero: quella voce dentro di me è tornata più volte. Non è stata una scelta immediata, ma un cammino fatto di segni, incontri e domande. Non ho trovato le risposte nelle esperienze dell’adolescenza, ma sentivo che cercavo qualcosa di più. Oggi capisco che la vocazione è fatta così: Dio semina lungo il cammino, e tu, con fiducia, raccogli e vai avanti. Non so se c’è una risposta giusta, forse le risposte sono tante… ma alla fine tutto si scopre nell’incontro, quello vero” – racconta don Antonio.

Don Antonio ha iniziato gli studi a Brancilione, poi è entrato in Seminario a Bergamo, che ha lasciato dopo la terza media. Dopo il diploma di geometra all’Istituto Quarenghi di Bergamo ha riscoperto la vocazione e ha deciso di tornare in Seminario, sorprendendo tutti. Ha poi vissuto intensamente 7 anni di formazione tra parrocchie ed esperienze educative. Don Antonio è stato ordinato sacerdote nel 2004 e ha iniziato il suo cammino in Valle Brembana, a San Pellegrino Terme: “Ricordo con gioia tutte le iniziative vissute nei tre anni senza aver l’Oratorio perché era in fase di costruzione, la bellezza di vederlo crescere e la speranza di realizzare sogni grandi” – continua. Si può dire che l’Oratorio di San Pellegrino Terme è stato fortemente legato a don Antonio Locatelli, in quanto, durante i suoi primi anni di servizio nella parrocchia, si trovò a gestirne la costruzione.

Dopo quell’esperienza, don Antonio ha chiesto alla Diocesi di mettersi in gioco in un contesto diverso e il Vescovo Francesco Beschi lo ha inviato come missionario in Bolivia, a 4.000 metri di altitudine, per tre mesi in un centro per ragazzi disabili, tra città e villaggi poveri, riscoprendo l’essenzialità della vita. Fatto ritorno in Italia, a febbraio 2012 al sacerdote valdimagnino è stato chiesto di aiutare la parrocchia di Chiuduno per preparare l’arrivo del nuovo curato dell’oratorio. Questi sette mesi, trascorsi in Val Calepio, hanno regalato a don Antonio un grande calore umano e delle amicizie profonde. Sempre nel 2012 il prete si è trasferito in Val di Scalve, in quel di Colere, non più come curato ma come Parroco e Responsabile della Pastorale Giovanile, dove è rimasto fino ad agosto 2021, quando è diventato parroco di Ardesio, Bani e Valcanale : “In molti mi hanno detto se fossi matto ad accettare di fare il prete a Colere dove, per tre mesi, non c’è il Sole. Invece è stata un’esperienza davvero unica: nove anni ai piedi della regina delle Orobie, dentro una comunità viva che mi ha permesso di mettermi in gioco e sperimentare tutto senza la preoccupazione di sbagliare, dove ho vissuto con la gente e per la gente cercando di costruire un futuro per quella comunità cristiana e civile. Lì ho sentito davvero la bellezza di lavorare insieme per un unico scopo e quando si è in tanti allora tutti si cresce e ci si vuole bene”.

Durante i suoi anni di sacerdozio anche don Antonio ha dovuto affrontare la pandemia del Covid: “Durante il Covid ho vissuto momenti durissimi, entrando nelle case, aiutando chi era solo o stava morendo, celebrando Messe in chiese vuote. È stato un tempo di dolore, ma anche di profonda umanità e fede. Quelle ferite ci hanno cambiati dentro, e non possiamo dimenticarle. Ora continuo il mio cammino come parroco in Alta Valle Seriana. I ragazzi oggi sono fragili e spesso confusi, attratti da mille cose che li distraggono dai loro sogni più belli. Come adulti e sacerdoti bisogna smettere di lasciarli soli, pensando che crescano da sé: serve esserci davvero, come punti saldi a cui possano aggrapparsi. Sarebbe bello vedere i giovani vivere esperienze di comunità vere, lontano dalle proprie case, dove possano riscoprirsi e dare il meglio di se stessi”.

Il legame con la Valle Imagna, con Brancilione? “Torno raramente in Valle Imagna, anche se mi dispiace per la mia famiglia. Gli impegni sono tanti e i sacerdoti sempre meno. Ogni anno mi riprometto di fermarmi qualche giorno, ma non ci sono ancora riuscito. È sempre bello tornare a casa, anche se ormai il senso di casa è molto dilatato. Posso dire di avere molte case… Effettivamente ad Ardesio non l’ho ancora perché vivo in oratorio, ma tra qualche tempo, speriamo presto, potrò abitarvi. Casa sono le persone a cui si vuole bene!”.

E a proposito di Brancilione, durante il suo percorso sacerdotale don Antonio ha avuto una persona molto importante al suo fianco, un riferimento: il compianto e indimenticato parroco di Corna Imagna e Locatello don Francesco Spinelli (QUA l’articolo dedicato). Proprio a don Antonio, che è stato uno dei suoi 4 “ragazzi” di allora ad intraprendere il percorso di vita nel segno della chiamata di Dio entrando in Seminario e diventando infine diacono e sacerdote, abbiamo chiesto di parlare di don Francesco: “Don Francesco è stato per me una guida fondamentale, soprattutto nei momenti più difficili dell’adolescenza. Mi ha sostenuto con fermezza e affetto, senza mai sostituirsi ma sempre accompagnandomi, anche da lontano. A lui, insieme ai miei genitori, devo la forza che oggi mi tiene in piedi. So che continua a vegliare su di me, e un giorno ci ritroveremo.”.

Concludendo per quanto riguarda il futuro don Antonio ha detto: “Progetti? Molti, ma sempre vengono messi da parte da qualcosa di più grande, da progetti che qualcuno ha messo sulla tua strada e che devi fare tuoi. Alcuni pesano un po’, altri ti danno una gioia che mai avresti pensato. Le nostre parrocchie offrono ancora tante possibilità di bene e credo che se ci lasciamo guidare dallo Spirito Santo riusciremo a ritrovare la strada giusta per continuare questo solco di amore che qualcuno prima di noi ha tracciato”.

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Commenti:
  1. Ringrazio Don Antonio per quello che mi ha trasmesso nel periodo che ho vissuto a Colere. La capacità di stare con i ragazzi durante l’ oratorio estivo . Dì non uscire da ciò che sì è seminato. L’ attenzione nel parlare senza mettersi al primo posto. Grazie Don la mia preghiera ti sia da Compagna nel Tuo cammino.

  2. Ringrazio Don Antonio per quello che mi ha trasmesso nel periodo che ho vissuto a Colere. La capacità di stare con i ragazzi durante l’ oratorio estivo . Dì non uscire da ciò che sì è seminato

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