“Un uomo che lavora con le sue mani è un operaio; un uomo che lavora con le sue mani e il suo cervello è un artigiano; ma un uomo che lavora con le sue mani, il suo cervello e il suo cuore è un artista”, scriveva San Francesco d’Assisi. E proprio di un artista oggi andiamo a parlare, un artista del ferro, Luciano Zanella, nato e cresciuto a Sant’Omobono Terme. Uno degli ultimi in Lombardia a produrre le sue opere in maniera completamente artigianale. (A fondo articolo trovate anche la video intervista)
“Ho iniziato a lavorare il ferro all’età di 10 anni. Finita scuola, correvo a casa da mio papà, che ha sempre fatto il fabbro, per imparare a lavorare. È stato proprio lui ad avviarmi a questo lavoro, e prima ancora il nonno Giovanni Zanella, anno 1894, ha insegnato a mio padre questo mestiere” racconta Luciano.
Un ricordo vivo per Luciano quello del nonno, tanto che ancora oggi sui suoi prodotti incide con uno stampo battuto a chiodo le iniziali del nonno: “Uso ancora il nome del nonno sulle mie realizzazioni. Solo su quelle più recenti ho iniziato, qualche volta, a mettere il mio nome. Potrei smettere di usare quello del nonno, ma ci sono troppo affezionato”, ci racconta emozionato.
Un legame che lo ha spinto per tutta la sua vita a lavorare dove tutto è iniziato, in Via IV Novembre a Sant’Omobono Terme, circondato da tutti i macchinari che, a suo tempo, usava Giovanni Zanella: “Tutte le macchine che utilizzo ancora oggi sono centenarie. Sono tutte manuali: le comandi con i piedi o con le mani. Questo permette ai miei prodotti di essere ancora più artigianali! Inoltre, sono uno dei pochi fabbri che utilizza stampi realizzati a mano, è una tecnica di affilatura ancora a mano. La maggior parte utilizza macchine moderne per farlo, ma la qualità non è la stessa”.
Luciano poi, è un perfezionista, e se vede che un prodotto non è come lo vorrebbe, fa di tutto per migliorarlo finché non è perfetto. “Essendo i miei prodotti fatti a mano, è impossibile che siano perfettamente uguali, ma se non sono come io li ho immaginati sto male, devo subito migliorarli. Anche per questo, tengo un quaderno dove appunto i procedimenti più importanti, qualora la memoria mi dovesse abbandonare!” ironizza.
Molte sono le opere che realizza: da coltelli, a spatole, da maceti ad asce, o ancora, punte di compressori, attrezzi agricoli e chi più ne ha più ne metta. Ma la chicca di Luciano? La sua Spada di Carlo Magno: “Da un po’ di tempo mi affascinava l’idea di realizzare una spada. Io non ho mai lavorato disegnando prima i miei prodotti, quindi ho iniziato ad immaginare come la volevo, ed era chiaro nella mia testa che volevo una riproduzione di quella usata da Carlo Magno. Dopo ore e ore di lavoro, sono riuscito a realizzarla. Informandomi con mia figlia sul web, sono riuscito a riprodurla della stessa lunghezza! È stata davvero una grande soddisfazione, l’idea che dal pensiero riesca a realizzare qualcosa che poi tocco con mano, è ciò che mi da più soddisfazione”, racconta orgoglioso Luciano.
Niente quindi lo desiste dal rinunciare a quest’arte, nonostante da un po’ di anni Luciano sia effettivamente già in pensione. “Tanti colleghi hanno chiuso la loro attività perché i profitti sono pochi, e ormai la maggior parte delle persone acquista prodotti industriali per risparmiare, portando così noi artigiani a chiudere non solo un’attività dietro a una porta, ma anni di esperienza e passione. In Valle Imagna, poi, il commercio di questi prodotti è quasi inesistente: ciò che realizzo è destinato a clienti fuori provincia, o addirittura all’estero”, confida sconsolato. Niente però lo motiva di più che vedere realizzate le sue opere, e per questo, da vero valdimagnino, Luciano non rinuncia all’arte trasmessa dal nonno e dal papà: “Ci sono cose che nemmeno il tempo può portare via: una di queste è la passione”, conclude speranzoso.
Qua sotto la video-intervista su Instagram
Visualizza questo post su Instagram