Dici rally e pensi ad auto lanciate su curve strettissime, con piloti costretti a manovre e torsioni per battere il miglior tempo. Accanto a loro, però, c’è una categoria di persone altrettanto importante di cui la dossenese Martina Omacini fa parte. “Sono di Dossena e intanto faccio la quinta superiore, al Natta e sono anche copilota di rally”.
Martina ha 18 anni, “fatti a ottobre” ed è cresciuta con il rombo dei motori. “Il mio approccio è stato con mio papà, Enken, che era copilota e lo andavo a vedere quando gareggiava (è stato copilota tra il 2005 e il 2016 ndr). Ho provato a Rally Italia Talent, due anni fa, quando ne avevo sedici: ho fatto un percorso che mi ha portata ad arrivare in finale e ho vinto”. Praticamente la miglior copilota under 18 d’Italia. È l’inizio di un viaggio: “Questo mi ha aperto la strada, ho conosciuto persone che mi hanno portato ad avere un pilota, Riccardo Pederzani: si parla di correre per la Coppa Italia in Rally 4 con una Peugeot 208, la prima gara è questa primavera, a Varese, è un po’ la gara di casa del mio pilota. All’interno della Coppa è incluso il Rally Prealpi qui a Bergamo”.
Viene allora da chiedersi cosa faccia, in concreto, chi è seduto sul sedile del passeggero. “Il ruolo del copolita, o navigatore, è complicato, durante la prova speciale siamo la memoria del pilota, gli diamo indicazioni nel momento in cui le dobbiamo dare. Il lavoro più difficile è fuori, bisogna tenere i tempi, stare dietro alla macchina e a tutti gli aggiustamenti, non diamo solo indicazioni. Se c’è un problema con le gomme, è il copilota che verifica, ad esempio, la pressione va controllata sia prima che dopo ogni prova”. C’è anche tanto studio e preparazione. “Ho fatto vari corsi, l’ultimo a dicembre, presso la Vittorio Caneva Rally School in cui sono stata tre giorni e ho studiato tutta la parte teorica. Esistono le esposizioni, ovvero una settimana prima ci viene dato un roadbook con trasferimenti e le prove speciali e nei giorni indicati si fanno le ricognizioni. Nel nostro caso, in Coppa Italia, sono tre: si prendono le note che poi andranno lette in gara”. È il momento critico e serve un ingrediente essenziale perché in strada tutto funzioni al meglio.
“In questo caso, è essenziale fidarsi del pilota, quando non c’è più feeling si cambia perché la base è la fiducia, deve esserci unità per credere l’uno dell’altro. Capita di sbagliare, magari ci si perde un’indicazione o la si salta – racconta Martina. – Il segreto è non andare nel panico, si dice al pilota e si va avanti, si prova a rimediare. In ogni caso, mi piace molto perché in questo ambito ho trovato delle persone fantastiche, mi ha fatto piacere conoscere della gente che mi ha portata ad inserirmi. Devo nominare soprattutto Roberto Mometti, che ha anche vinto dei premi a livello WRC (la massima categoria rallistica ndr), è un navigatore di alto livello”.
Si tratta di un’attività impegnativa, soprattutto perché Martina è anche una studentessa. “Ho un patto agonistico con la scuola, soprattutto per verifiche e interrogazioni, per questo mi trovo bene, i professori mi vengono molto incontro”. Dove la porterà questa passione? “Mi piace viverla giorno per giorno, vedo come andrà quest’anno: se andrà bene potrà continuare, magari solo come hobby, senza troppe aspettative o forzare le cose. È un mondo molto costoso, non è scontato trovare un pilota. Essendo un copilota, sei molto favorito, non ci metti mai di tasca tua, ma non è facile, serve avere la conoscenza giusta”.