Paesi ieri & oggi – Santa Brigida, il borgo dell’alta valle dedicato alla Santa irlandese

Situato sulla destra orografica della Valle Averara, Santa Brigida è uno dei paesi dell'alta Valle Brembana che porta con sé una forte storia secolare. La tradizione vuole che sia dedicato alla badessa benedettina irlandese, Santa Brigida.
17 Luglio 2019

Situato sulla destra orografica della Valle Averara, Santa Brigida è uno dei paesi dell'alta Valle Brembana che porta con sé una forte storia secolare. Oggi il piccolo borgo, dalla grande valenza turistica, conta 541 abitanti ma in passato la crescita demografica ha raggiunto picchi molto più elevati, portando in paese più di un migliaio di anime.

Santa Brigida è diviso in ben 12 frazioni: Caprile Alto, Caprile Basso, Taleggio, Bindo, Carale, Muggiasca, Colla, Foppa, Piazzo, Gerro, Pozzolo e Cugno. La presenza di così tante contrade, in passato è stata di fondamentale importanza per lo sviluppo sociale della comunità. La tradizione vuole che il paese sia dedicato alla badessa benedettina irlandese, Santa Brigida appunto, che qui esercitò il suo apostolato. È certo comunque che la chiesa originaria del paese, attuale Santuario dell'Addolorata, risale a ben prima del Duecento ed era anche l'unica presente in tutta la Valle Averara.

I primi documenti che certificano l'esistenza di questo borgo risalgono al 917, grazie ad un testo – fra i più antichi dell'alta Valle Brembana – che menziona un abitante nella zona di “Abrara”, che altri non è che la zona di cui Santa Brigida fa parte. La sua origine, infatti, è strettamente legata a quella dei paesi ad esso confinanti: insieme a Averara, Cusio, Ornica, Olmo al Brembo e Mezzoldo, formava il Comune di Valle Averara che godeva della sua autonomia fin già dal Duecento.

L'area era formata da quattro squadre, delle quali Santa Brigida faceva parte della seconda, la “Squadra di Mezzo”. L'autonomia delle squadre divenne sempre più ampia con il passare degli anni, tanto da diventare una sorta di “autonomia federale” in cui le quattro autorità deliberavano per tutto – dalla vita politica ed economica a quella sociale.

LA DOMINAZIONE VENETA – Con l'instaurarsi della dominazione veneta, iniziò anche per queste terre un lungo periodo di stabilità, che durerà fino al Settecento. In questo periodo, il macro-paese mantenne quello che era il proprio ordinamento autonomo, consolidato dalle conferme dei privilegi di cui godeva. Se dal lato amministrativo tutto sembrava andare per il meglio, non si poteva dire lo stesso di quello sociale: la popolazione era divisa in categorie distinte in base ai possedimenti e alle attività produttive.

La situazione demografica, a Santa Brigida, registrava 80 nuclei famigliari con 409 abitanti, di cui 181 maschi e 228 femmine, distribuiti nelle 12 contrade della parrocchia. Santa Brigida era una comunità giovane, con un centinaio di bambini sotto i 10 anni e solamente 21 ultrasessantenni, in prevalenza donne. Un dato sorprendente emerge anche dalle professioni del tempo: erano presenti ben 34 osti, due in paese e gli altri dislocati in diverse città, dal momento che l'emigrazione era abbastanza diffusa al tempo.

Si trattava spesso di un'emigrazione povera, costituita da persone che andavano a lavorare nelle città di mare, ma non mancavano esempi di imprenditori che avviavano attività in grandi città come Venezia e Genova. Ma la vera risorsa della Valle Averara era l'attività mineraria e metallurgica: tra i titolari dei diritti minerari, nel XIV secolo, ci sono anche alcune famiglie di Santa Brigida, in particolare i Camarata di Muggiasca che dominò per tutto il Trecento l'attività dell'intera zona. Ma il suo ruolo non verrà meno nemmeno in seguito, arrivando a controllare per secoli il settore ed estendendo i suoi interessi anche al di fuori dell'ambito locale.

IL REGIME NAPOLEONICO E LA DOMINAZIONE AUSTRIACA – La dominazione veneta ebbe fine nel 1797 e per l'intera Valle Averara iniziò un periodo di intensi cambiamenti: nel 1809 l'antico comune fu smembrato e i paesi di Santa Brigida, Averara e Olmo al Brembo vennero aggregati nella “comune di Averara e uniti”, che contava ben 1245 di cui 518 solo a Santa. Questo ordinamento non durò comunque molto, poiché nel 1815 con l'avvento dell'Austria furono costituiti i sette singoli comuni, che esistono ancora oggi.

Sotto Venezia, Santa Brigida aveva potuto contare su una discreta rendita, ma la situazione peggiorò radicalmente con il nuovo governo, portando addirittura il paese ad uno stato di povertà, dovuta anche ad una serie di stagioni agricole particolarmente sfortunate. E nemmeno il settore della metallurgia godeva di una bella situazione, tanto da entrare in una profonda crisi a causa dei forti dazi sulle esportazioni imposti dal regime austriaco.

DOPO L'UNITÀ D'ITALIA – I primi anni del regno d'Italia non portarono alle nostre vallate apprezzabili cambiamenti. A Santa Brigida, gli ultimi anni della dominazione austriaca aveva fatto registrare un incremento demografico che aveva portato gli abitanti a 682, con un tasso di natalità molto alto che portava però con sé anche un picco di mortalità infantile.

A partire dalla seconda metà dell'Ottocento – come in passato – anche il paese venne interessato dal fenomeno massiccio dell'emigrazione, inizialmente di carattere stagionale e verso le zone più sviluppate dell'Italia settentrionale. Successivamente, gli emigranti cambiarono meta ed iniziarono ad espatriare raggiungendo terre d'oltre Oceano, come l'America del sud, e altri Paesi più vicini, come la Svizzera e la Francia.

I primi anni del fascismo non determinarono apprezzabili cambiamenti in paese: le ferite della Prima Guerra Mondiale si facevano ancora sentire e l'obiettivo era recuperare una dimensione economica che fosse accettabile. Ogni iniziativa sociale fu smantellata dopo l'abolizione della carica di sindaco, trasformando Santa Brigida in un piccolo borgo costretto a ricevere ordini dall'alto, con un blocco temporaneo delle opere pubbliche e degli interventi in generale, avviati agli inizi del secolo.

Dopo la Seconda Guerra Mondiale, che portò nuovi lutti in quelle terre, Santa Brigida ebbe un dopoguerra particolarmente difficile, oppresso da una situazione economica precaria. Gli anni Cinquanta segnarono l'avvio di quel processo di rinnovamento che vedrà un consolidamento nel successivo decennio: così in paese vennero realizzati una serie di progetti, predisposti dal sindaco Camillo Geneletti, che permisero di avere una nuova Latteria-caseificio sociale, un'ala nuova del cimitero ed il completamento di diverse strade di collegamento fra le frazioni.

VIABILITÀ – La rete viaria ha sempre avuto una priorità notevole per il paese, già dai tempi dell'antica Valle Averara. Una delle più importanti è sicuramente la Via del Ferro, che aveva le dimensioni di una mulattiera e collegava in senso trasversale i paesi della Valle da Mezzoldo a Valtorta, raccordando le località dove sorgevano i forni, le fucine e le chioderie.

Inoltre, la zona era attraversata anche dal segmento più estremo della Via Mercatorum che, dopo aver ricalcato il percorso della Via del Ferro, passava alle spalle di Averara e risaliva la Val Mora, fino a Valmoresca. Questa viabilità, fatta di semplici mulattiere, rimase invariata fino all'Ottocento quando venne realizzato il nuovo collegamento tra Olmo e Averara. Bisognerà attendere ancora circa ottant'anni per vedere anche Santa Brigida servita da una strada che fosse al passo con i tempi.

(Fonte immagine a sinistra: raccolta Ugo Manzoni)

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