Perché chiuse la ferrovia in Val Brembana? Dall’abbassamento della Galleria Morla all’arrivo dei pullman

Chiara Delfanti e Giacomo Calvi ripercorrono la storia che ha portato alla chiusura del treno della Val Brembana.
2 Ottobre 2023

Articolo scritto da Chiara Delfanti e Giacomo Calvi estratto da Quaderni Brembani n.21

Il 18 marzo 1966 sulle porte delle stazioni della Ferrovia Valle Brembana, apparve un semplice foglio di avviso che informava gli utenti del treno che le due corse mattutine di andata e ritorno e le due serali erano da quel giorno sostituite da corse di autoservizi. La causa era dichiarata essere l’abbassamento della volta della galleria Morla di Ponteranica, fatto che rendeva pericoloso il passaggio dei treni e che in pochi mesi avrebbe potuto essere risolto. La reazione pubblica al fatto e al problema fu tranquilla e così il 1° settembre 1966 il Ministero dei Trasporti sanzionerà la chiusura in via definitiva.

La Società della Ferrovia Valle Brembana, la F.V.B., costituitasi il 7-2-1904, aveva costruito la linea ferroviaria fino a S. Pellegrino prima e poi a S. Giovanni Bianco, dove il treno era arrivato rispettivamente il 12 luglio 1906 e il 6 ottobre. La Società FVB gestirà poi il servizio della ferrovia in subconcessione dalla Provincia, titolare della concessione ministeriale per settanta anni e del contributo annuo per chilometro di percorrenza. Il percorso ferroviario sarà poi prolungato dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, fino a Piazza Brembana, dove dal 1920, inizio lavori, arriverà il 31-7-1926.

Nel consiglio di amministrazione della F.V.B. entrano quali soci Francesco e Vito Cima, titolari di una innovativa cartiera di S. Giovanni Bianco e nel 1922 controllano la maggioranza assoluta del capitale della Società, tanto che nel 1932 Francesco Cima, sostituendo l’ing. Luigi Albani, diventa il nuovo presidente. Nel 1955 nella Società F.V.B. entra, acquistando il pacchetto azionario della famiglia Cima, la Soc. Immobilare, finanziaria del gruppo Pesenti, già a capo della ferrovia Valle Seriana. Negli anni ‘50 in Valle Brembana il numero dei passeggeri che usufruiscono
del treno sono più di 1.600.000 all’anno, quasi 5.000 al giorno!

Il nuovo gruppo finanziario dell’Immobiliare, titolare tra l’altro della Soc. Lancia, costruttrice di rinomate automobili e autoservizi, acquista in Valle Brembana altre ditte concessionarie di trasporto pubblico su strada, come la Autoservizi Carlo Donati di Piazza Brembana, la Locatelli di S. Giovanni Bianco e la Marconi di Ambria e in Valle Seriana la Boffelli di Val Gandino e la F.lli Zanotti di Gorno. Così nel 1956 compaiono nei servizi pubblici di trasporto, in orario parallelo a quello della ferrovia, da e per Bergamo, i primi autoservizi e nel 1957 su un totale di ca. 1.800.000 passeggeri, circa 250.000 avevano usato gli autoservizi.

Nel 1964 la Sab (Soc. Autoferrovie Bergamo) controllata al 98% da Italcementi, incorpora la Soc. F.V.B. F.V.S.. Per il treno della Valle Brembana, dal 1963 si prevedono solo due corse mattutine e due serali contro le 9 effettuate durante la giornata dagli autoservizi. In tale situazione la centrale elettrica della F.V.B., a S. Giovanni Bianco, che assicurava l’elettricità per le motrici del treno, della produzione di 8.650.000 Kw. prodotti, cede in vendita, per il nuovo stabilimento di Lisso a Sedrina, all’Italcementi ben 7.000.000 Kw. E così, come abbiamo premesso, si arrivò alla soppressione del treno il 1° settembre 1966, la fine del sogno brembano. Dal 1963 ci furono da parte dei Comuni, dei sindacati e meno da parte degli utenti dei servizi, opposizione e proteste esposte alla Provincia e al ministero dei Trasporti, ma non ottennero risposte.

A intervenire anche l’allora Consiglio di Valle, associazione rappresentativa e politica dei trentasette comuni della Valle Brembana, che aveva la sua sede presso il municipio di Piazza Brembana e che precedette la nascita nel 1973 della Comunità Montana, nuovo ente amministrativo vallare, che scrisse all’Amministrazione Provinciale, titolare della concessione statale della ferrovia di valle. Presidente della Provincia, dal 1965 era l’avv. Giavazzi, che era pure membro del Consiglio di amministrazione dell’Italcementi.

A ferrovia ormai chiusa per sempre, la prima variante della viabilità di valle, quella di Sedrina, così invasiva fin nel Brembo e così solitaria ed unica per anni, sarà la prima tentata risposta dello Stato e degli Enti Pubblici, ai problemi di viabilità, di servizi pubblici per lo sviluppo della valle, dove certamente ancora oggi il trasporto privato condiziona ancora molto il trasporto pubblico.

Da ultimo presentiamo una sarcastica e triste risposta alla chiusura del treno da parte di giovani della Valle, apparsa sul n° 1 della rivista giovanile Il Vento. Il mese di aprile del 1966 i giovani di Piazza e Lenna e paesi limitrofi, dall’oratorio di S. Martino che era il loro punto d’incontro e per tanti d’identità, vogliono comunicare con la gente del paese e fondano un giornaletto che raggiungerà tanta gente per tre anni, Il Vento, che prende nome dalla forte brezza che sempre soffia a S. Martino a Piazza, e vuol portare alle persone le idee, le proposte, le opposizioni dei giovani.

E così sul primo numero il giovane studente geometra, Elia Gotti di Piazza Brembana, con toni scherzosi e fortemente sarcastici sferza la scarsa partecipazione della gente alla protesta dei giovani per la soppressione del treno, l’azione non certo di chiarezza e di pubblico interesse delle pubbliche amministrazione e soprattutto dei “signori dei pullman” che hanno forse capacità di manipolare al fine del proprio ogni interesse, il fatto della chiusura del treno.

C’è dietro tutto, dice ridendo a denti stretti Elia, il gioco sulla valle che sarà più sola e poco servita. E anche le indagini sul chi tiene i fili della farsa andranno a vuoto. L’articolo del Vento vuol dire alla gente che la chiusura del treno ha portato indietro la storia della comunità di valle che ancora non si era accorta pienamente di che cosa aveva perso. E così lo sentiamo.

Articolo di Elia Gotti su Il Vento – 1° Aprile

Circa due settimane fa e precisamente il 18 marzo, alla stazione del nostro paese, si leggeva e, tuttora si legge, il seguente articolo: “Si avvertono i suddetti viaggiatori che le corse effettuate dai treni, verranno totalmente sostituite dai pullman, fino a nuovo ordine. Firmato: Il Direttore”.

Sì, proprio come pensate il nostro trenino veniva abolito e sostituito dai pullman, poiché, così dicono, una galleria sta per franare. Molti questa storia non l’hanno bevuta e non hanno detto niente, ma tante persone hanno scoperto che la galleria franante è tutta una scusa. I signori dell’Italcementi, hanno tolto il treno poiché, ora, la centrale elettrica di San Giovanni serve per il nuovo stabilimento di Sedrina. Causa questo fattaccio, per molti giorni ci sono stati vari articoli sui giornali e molti ne hanno tratto spunto per crear delle burle; una di queste burle è stata magnifica: “La S.V. è pregata di partecipare alla inaugurazione della nuova linea di elicotteri Bergamo-Piazza Brembana e viceversa, che si terrà alle ore nove presso il campo sportivo: Il Comitato”.

Inoltre non si sa da chi siano stati gettati: per strada c’erano dei manifestini del tipo sopra citato. Molti nostri compaesani si sono fatti delle risate, ma molti altri hanno “abboccato” e ne erano proprio convinti. Da tutto ciò che ho sentito e ho letto sui giornali (figuratevi se c’era un articolo per questa burla) ho tratto le mie deduzioni: a puntate di domanda. Quel “Comitato” ha emesso quei manifestini per fare il pesce d’aprile agli abitanti di Piazza Brembana? O per canzonare i signori dell’Italcementi per avere tolto il treno? O il comitato sono addirittura i signori dei pullman? Questo pesce d’Aprile non è andato a genio al nostro maresciallo, il quale raccolto un manifestino ha voluto fare una inchiesta per scoprire i colpevoli, ma gatta ci cova chi va a pescarli, il maresciallo non è riuscito, forse riuscirebbe Scotland Yard che è proprio un “Ceffo dell’osti”.

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Commenti:
  1. È stato un delitto sopprimere il trenino e mi sembra che la mafia c’era già anche a quei tempi nella bergamasca. Ora bisogna imporre a Italcementi e a sab il ripristino a loro spese della ferrovia!!!

  2. Due meravigliose ed efficienti metropolitane di superficie con sedime a scartamento non ridotto elettriche con centrali dedicate. Senza cremagliera, miracolo di ingegneria, ammirato anche in Svizzera. Il meschino interesse e la miopia di industriali politici e finanzieri bergamaschi è stata la causa di questa vergogna
    NON C’È PERDONO!!

  3. Scalfaro era ministro dei trasporti che aveva soppresso le ferrovie secondarie definite rami secchi anche la ferrovia Brescia Iseo Edolo era stata dichiarata soppressa ma i bresciani andarono a Roma e fecero sit in davanti al ministero dei trasporti finquando il ministro sospese il decreto erano una ventina di pullman

  4. La galleria di Ponteranica era stata dichiarata pericolante da ardito Desio fascistone cmpiacente della proprietà tanto è vero che verrà usata dal nuovo tram di prossima realizzazione

  5. Quando si decise di chiudere le ferrovie delle 2 valli, guardacaso qualche ceffo della sab era consigliere o forse addirittura assessore nel comune di Bergamo…o sbaglio?

  6. Sì il treno che c’era allora, a causa del traffico automobilistico ingolfato che c’è adesso sulla val Brembana, ora sarebbe quanto mai utile e molto apprezzato.

  7. Là miopia della classe dirigente e della politica collusa con essa per interessi… tutto alle spalle del bene comune…. Questa è una eredità vergognosa che le valli bergamasche di portano dietro e le cui conseguenze sono tuttora presenti e di attualità

  8. Provare a immaginare la valbrembana con la tramvia ancora operativa: viabilità, circolazione di persone, idee,turismo, lavoro, benessere, consapevolezza di vivere
    il proprio territorio.. averne cura..
    Cosa sarebbe potuta essere questa valle!
    Condanna senza appello agli artefici di questo delitto!

  9. E’ stato un tradimento per tutta la valle, ha complicato i trasporti che oggi sono un intasamento continuo. La lungimiranza non è virtù dei nostri amministratori: il tram BG-Villa d’Almè (soltanto) ne è la prova.

  10. Non va dimenticato che la maggioranza assoluta del Consiglio Provinciale, a quell’epoca, apparteneva alla Democrazia Cristiana e che le opposizioni guidate dal PSI, contrarie alla chiusura, si trovarono a combattere contro un muro di gomma.

  11. Che dire ? Le rivoluzioni partono dal basso e noi a Bergamo non siamo proprio dei ” parigini ” . Il motivo è che ; il potere ” occulto ” del clero , che ha esercitato , e ancora oggi esercita a Bergamo , purtroppo , porta il nostro popolo , a differenza di altri in Italia ,. ad essere …..remissivo ? .!. A tal riguardo la curia vescovile da 130/40 anni si è avvalsa x la loro politica ” scellerata x il popolo con la diffusione della loro stampa . Vedi l’eco di Bergamo …La gente , il popolo , era convinto di guadagnarsi il paradiso …la ferrovia portava solo a Bergamo no in cielo !

  12. Molto vero. A quel tempo frequentavo il Liceo a Bergamo e scendevo da Ponte Selva con la ferrovia della Valle Seriana. Noi giovani, allora, eravamo convinti che : Pesenti, Agnelli e Pirelli avessero fatto un patto per eliminare il trasporto su rotaia per privilegiare il trasporto su ruote. In quel periodo Presidente della Provincia era l’Avv. Giavazzi, che era anche Presidente di Italcementi. Pochi anni prima, all’inizio degli anni cinquanta era stata asfaltata la strada della Valle Seriana. Cemento, autobus, gomme sconfissero le ferrovie. Oggi possiamo ripristinarle, magari con la trazione a idrogeno. Antonello Pezzini

  13. Molto interessante,un vrro peccato tra l’altro una il tratto da Zogno a Piazza Bembana dove adesso ci passa la ciclivia è spettacolare 🤩

  14. La galleria di Ponteranica è ancora in perfetta efficienza, ora la si percorre a piedi e in bici. Fu un crimine sopprimere le ferrovie delle valli, ma ciò che maggiormente mi indi

    spettisce non è la cupidigia degli speculatori a caccia di promettenti profitti, ma la totale o quasi indifferenza dei valliggiani nei confronti dello scempio che si stava consumando.

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