Un’idea audace che si trasforma in un’innovazione e apre nuove possibilità. Come quella di dedicarsi alla viticoltura in Val Brembana: sembra impossibile, non per Claudio Dominoni, 38 anni, originario della Bassa Bergamasca, è proprietario dell’azienda agricola I Canti in Val Brembilla “che prende il nome dalle montagne qui, tra il Castello della Regina e la vallata di Gerosa, così è protetta dalle correnti fredde. Siamo molto esposti a Sud, che ci permette di avere un clima più mite anche in inverno, si possono coltivare specie come ulivi o mimose, anche se siamo a 800 metri di quota”.
In verità, non è tutta farina del sacco di Claudio. “L’attività nasce da uno slancio che ha avuto la mia fidanzata, Elisabeth, di origine colombiana. Ha visto il mio terreno a Gerosa e mi ha chiesto perché non lo sfruttassi: io ho già un’attività simile a Romano di Lombardia dove sono nato, coltivavo agrumi che da noi sono poco presenti. Lei ha visto una potenzialità in Val Brembilla, perciò ho fatto analizzare il terreno e abbiamo scoperto che la zona è votata ai vigneti, visto proprio il clima particolare. Con l’aiuto di Perego Ignazio, che è agronomo, ho iniziato, lui mi aiuta nella gestione degli impianti. Abbiamo iniziato circa quattro anni fa, ora l’attività è ingranata, stiamo già producendo”.
Lo slancio di Claudio è forte e i risultati si vedono. “Attualmente produciamo piccoli frutti, lamponi, more, frutti a guscio come noci. Poi c’è il vino, Riesling italico, reniano, stiamo importando varietà resistenti come Solaris. Sono stato affiancato da un istituto della Valtellina per importare il Pinot regina, che pianteremo qua con le dovute autorizzazioni”. Non è solo fatica fisica: “C’è dietro un grande lavoro di studio: tutto è nato per riprendere in mano il territorio, sto recuperano i muretti a secco, c’è tutto un territorio abbandonato che merita di essere recuperato. Con me lavora la mia ragazza quando può, poi ci sono i miei genitori, per una gestione del tutto famigliare”. Produrre vino in Val Brembilla: l’idea è insolita e Claudio lo sa bene. “Inizialmente, c’è stato un po’ di discredito per questa idea, le attività principali qua riguardano l’allevamento, qualcosa di molto diverso da ciò che faccio io” racconta. “Ora, invece, la cosa sta prendendo piede e molti guardano a me come un modello, per fare qualcosa di simile. Qui c’era una vecchia casa, detta Casa del Latte: 80 anni fa c’erano le viti, poi sono state abbandonate perché non davano un reddito tale da giustificare un’attività del genere, ci vogliono tutte le strutture per sostenere l’impresa”.
Impresa è proprio la parola giusta. “L’impegno è tantissimo, la vigna in valle richiede un costante intervento, bisogna diserbare anche d’estate per scaldare il terreno, bisogna passare il decespugliatore, poi c’è l’uso di prodotti specifici per trattare l’uva, si fanno trattamenti a base di zolfo. Alcune uve vengono trattate due volte all’anno, quelle di Merlot anche più spesso, hanno bisogno di una copertura per portare l’uva. È un prodotto fragile, richiede manutenzione costante contro i cambiamenti climatici: le temperature qui sopra Gerosa arrivano spesso ai 32 gradi, cosa che fino a 20 anni fa era casuale, capitava raramente”. Un ulteriore ostacolo da affrontare. “Ogni anno peggiora, i lunghi periodi di siccità sono un problema per le colture, perché abbiamo anche una serie di coltivazioni di mais, patate, zucche: lì la mancanza di acqua crea forti scompensi, per fortuna abbiamo sorgenti qua vicino”.
Una volta che il prodotto è pronto, non resta che portarlo al pubblico. “Faccio un mercatino a Gazzaniga, sono stato invitato da un’azienda agricola locale, vendiamo i prodotti come il vino. Siamo stati ben accolti, anche qui a Gerosa: all’ultimo mercatino, ad ottobre, la gente del posto ha visto l’impegno e la costanza ed è stata davvero contenta di vederci”. E non finisce qui, perché Claudio punta ad un modello “diffuso” sul territorio bergamasco. “Io ho comprato casa ad Almenno San Bartolomeo, insieme ho acquistato un terreno di 8mila metri quadri, lo sto ripulendo per iniziare ad impiantare uva, Valcalepio in particolare. Ovviamente, dovrò chiedere i permessi per piantare, fino a 100 piante non ce n’è bisogno, sono intenzionato a portare avanti questi due progetti diffusi sul territorio”.
Insomma, a Claudio non mancano le idee per il futuro e una è particolarmente affascinante. “La soddisfazione più grande è la coltivazione del Solaris, uno chardonnay. Io lo vendemmio ad agosto, ha un livello di zuccheri già molto alti, mentre altri vitigni stanno ancora maturando: in futuro, chissà, potrei puntare sulle bollicine, sto affiancando lo chardonnay ad altri vitigni, con misto di Pinot grigio e Riesling, la famiglia di Pinot è famosa per gli champagne. Un giorno, potremmo stappare qualcosa prodotto direttamente sulle nostre montagne”.
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Complimenti per le tante idee che “frullano in estate””con auguri che possa mandare avanti positivamente i suoi progetti.
La montagna va “curata” e lei leggo che c’è la mette tutta..
Le nostre montagne sono bellissime, accoglienti..dunque un grande In bocca al lupo