Riccardo Morandi, 26 anni, è arrivato in alta Val Brembana (originario di Palazzolo sull’Oglio, vive a Piazzolo) in punta di piedi, portando una disciplina sconosciuta ai più, ma che in pochi anni ha conquistato molti ragazzi della valle (e non solo), facendola diventare il suo lavoro. Stiamo parlando dello slacklining. Ma di cosa si tratta?
“È un esercizio di equilibrio e di bilanciamento dinamico – ci spiega Morandi -. Si tratta di stare sospesi sopra una fettuccia di nylon o poliestere (la slackline ndr) e si deve andare da un punto all’altro. Tuttavia non è per niente fondamentale avere delle grandi doti di equilibrista perché è la slackline stessa che ti insegna come stare in equilibrio. Io ho fatto per anni ginnastica artistica però può praticare questa attività anche chiunque abbia fatto altro nella vita. Hai presente il pendolo? La slackline è molto simile. Più lo spingi più il filo si muove, e devi assecondarne il movimento per fermarlo, come quando, appunto, segui il pendolo con la mano che poi per forza s’arresta”.
Un esercizio libero, quindi, che può provare chiunque, a prescindere anche dall’età o dal fisico, come spiega Morandi:“Ho insegnato ad andare sulla slackline a persone di oltre 70 anni o a bimbi di tre. Poi, ovviamente, un bimbo è più impulsivo e pensa meno alle conseguenze del cadere e farsi male rispetto a un adulto, che invece alla prima caduta comincia a tirarsi indietro. Non conta nemmeno la struttura fisica, ad esempio, essere magri o più in carne non cambia. Chiunque si avvicina a questa attività (riconosciuta dal CONI), ognuno ha le sue regole per stare sospeso in equilibrio sul filo”.
“Io sono solo l’intermediario tra il filo e la persona che sta imparando…posso solo insegnare a cadere perché più cadi e più impari. Poi ognuno ha le sue tecniche per mantenere l’equilibrio, come allargare le braccia e flettere le ginocchia. La slackline è un’attività ideale anche per le persone autistiche e per alcune tipologie di persone diversamente abili, perché è inclusiva e fornisce un’ottima percezione di sé stessi che non fa sentire le differenze”.
Dove si pratica? “Per lo più all’aria aperta, su un prato! In Italia c’è da circa 15/20 anni, ed è stata portata in Europa probabilmente dai francesi. Nasce come allenamento per chi fa arrampicata è, difatti, strettamente collegata al mondo della montagna, poi certo si sviluppa come attività autonoma – continua – Io non amo le regole e le imposizioni, mi piacerebbe che la slackline restasse libera da imposizioni, da paletti e da statuti, che resti un’esperienza avventurosa e libera. La mia linea più lunga? E’ stata 600 metri nel settembre 2020 in Valmalenco. Certo, magari, nel mondo parlano anche di linee di un paio di chilometri, però al momento io sto lavorando per farne una quest’estate in Valmalenco… ecco, è questo il mio prossimo progetto futuro”.
“Io non sono della Valle Brembana, sono originario di Palazzolo sull’Oglio, ai piedi della Val Calepio, ma ora vivo a Piazzolo. La prima cosa che mi hanno detto quando sono arrivato qua è stato: ‘qua in montagna non c’è lavoro’ e, invece, ho iniziato questa attività che mi piace e mi realizza molto. Vorrei sfruttare la slackline per valorizzare e promuovere il territorio. Ho iniziato ad amare la Valle Brembana grazie ai miei nonni, quando stavano a Cusio. Montagna per me vuol dire Valle Brembana. Certo, una cosa è venire in valle da turista e un’altra quella di abitarci e lavorare. Dagli ‘anziani’ sono un po’ visto come quello ‘matto’ e non tutti magari condividono le mie idee e il mio stile di vita, mentre per i giovani è diverso, mi vedono con più entusiasmo e sono interessati alla mia attività. Il messaggio che vorrei far passare è quello che cambiare e far tornare a vivere la valle si può e si deve fare. Non bisogna restare passivi, non ci si deve arrendere, ma combattere e solo così si può migliorare!”
Un po’ funambolo, un po’ eremita, Riccardo e la tecnologia sono due mondi completamente opposti. Ed infatti, alla domanda su dove sia possibile contattarlo, risponde: “Sai che non sono uno molto tecnologico? – sorride – Non so nemmeno l’estensione del mio indirizzo di posta elettronica, è .it oppure .com? Non ho un sito mio, però chi vuole mi può contattare attraverso i canali di Territorio Attivo (qua la pagina Facebook), un’associazione che promuove l’attività all’aria aperta”.
A questo punto una domanda sorge spontanea, prima di concludere. Allora è vero che sei un eremita come dicono? “Io ho un’indole alla solitudine, però non sono un eremita o meglio sono un eremita ponderato. Nessuno nasce solitario, sono le cose, le situazioni che portano ad isolarsi, tuttavia sono consapevole che se non mi confronto con gli altri tenderò a chiudermi in me stesso e a credere che il cielo sia a pallini bianchi e neri se nessuno mi dirà che, invece, è azzurro…”.
Photo Credit: Filippo Sironi, Smiaf Prject, Giovanni Viviano, Michele Tapparello, Giovanni rossi, Alex Contessa