Fabrizio Moretti, 60enne originario di Branzi ora trasferitosi a Mezzoldo con la moglie Marcella e i figli Ester e Roberto, fin dall’infanzia ha avuto la musica nel sangue.
“Insegno musica da quaranta anni ininterrotti presso l’Istituto Comprensivo di Valnegra e sono organista presso la Parrocchia di Branzi da cinquanta anni esatti, ovvero da quando, a dieci anni, dopo aver fatto il chierichetto alla Messa domenicale, mi trattenevo lungamente in Chiesa, seduto alla consolle dell’organo a “pasticciare” qualche melodia”, racconta nostalgico dei tempi passati.
Data questa sua passione, ha iniziato a studiare pianoforte a quello che allora era l’Istituto Musicale S. Cecilia di Bergamo, anche se la sua formazione musicale, portata avanti parallelamente agli studi scientifici al Liceo di S. Pellegrino Terme, si è poi concretizzata all’Istituto Pontificio Ambrosiano di Musica Sacra di Milano dove ha studiato Canto Gregoriano, Organo, Composizione e Direzione di coro.
“Proprio li ricordo affettuosamente l’ incontro e la frequentazione di figure musicali assolutamente di primo piano alle quali devo davvero la mia formazione, quali i maestri Luigi Molfino, Franco Castelli e Giorgio Bredolo”, ci spiega. Fabrizio si ritiene un “musicista di Chiesa”, figura che, a detta sua, è ormai abbastanza in disuso da noi, sopravvivente invece al nord Europa in ragione di immutate tendenze musicali, sempre orientate alla tradizione, al coro e all’organo.
Ed è proprio in questa direzione che si è sempre mosso: “Ricordo con affetto la Corale Alta Valle Brembana a Roncobello negli anni Ottanta, come pure la fondazione e direzione, nel 1997, dei “Polifonici Gogìs“, esperienza questa proseguita per 13 anni e, attualmente, il “Florilegio Organistico” rassegna estiva sugli organi storici dell’Alta Valle Brembana, giunta quest’anno alla XV edizione, tutte attività nelle quali ho sempre cercato, in un’ottica divulgativa, di fare promozione culturale e musicale sul territorio, consapevole che, comunque, già il far incontrare le persone intorno a progetti orientati al bello e al buono sia, appunto, una bella cosa”.