Si parte, senza sapere quando si torna. Dalla Valle Imagna alla Germania, nel caso di Sveva Rota, giovanissima eppure già con un discreto bagaglio di esperienza. “Ho appena compiuto 22 anni: vengo da Fuipiano Imagna, dove ho vissuto fino ai 19, poi mi sono trasferita a Berlino come ragazza alla pari. L’ho fatto per un anno e mezzo, poi ho preso l’iniziativa di trasferirmi definitivamente in Germania. Ho frequentato l’istituto l’alberghiero e come ragazza alla pari ho solo scelto una famiglia per ospitarmi: ora lavoro come bar manager in un ostello e, da questo punto di vista, la scuola mi ha aiutata, soprattutto per cercare lavoro”.

Non che l’arrivo nella nuova realtà sia stato subito rose e fiori. “All’inizio (come ragazza alla pari ndr) è stato molto complicato, l’impatto più pesante è stato veder tante persone diverse e tante culture diverse. Il confronto con il tedesco è duro” dice Sveva, che sorprendentemente è partita senza avere alcuna nozione della lingua “I bambini della famiglia che mi ha ospitato parlavano abbastanza bene l’italiano perché avevano il padre pugliese, ma la cultura tedesca è molto diversa da quella italiana. Sono molto più chiusi, poco amichevoli.

Piano si riesce a costruire una vita qui – prosegue Sveva -. In verità non pensavo di restare, i primi mesi sono stati complicati ed ero molto spaventata, ma poi Berlino ha iniziato a piacermi. È una città molto molto varia e con il tempo ho capito che può essere la città in cui stare”.

La grande città ha lati negativi e positivi, tra cui una certa apertura e fluidità: “Berlino offre davvero molto a livello lavorativo, il problema è la lingua, perciò all’inizio è normale lavorare per italiani nella gastronomia. Io lavoravo per un ristorante italiano, appunto, poi successivamente, grazie all’inglese, ho cambiato lavoro. Qui il lavoro si trova e hai tantissime opzioni, devi solo avere un minimo di base di lingua, ma non mancano i mestieri in cui è sufficiente conoscere l’inglese”.

Restano, invece, aspetti più rigidi: “Secondo me i tedeschi non sono molto aperti, una delle cose che può far pensare di tornare indietro è l’aspetto sociale. Fare amicizie è molto difficile. Sono molto fissati con le regole, a volte in maniera insensata. Ho anche pensati di spostarmi, soprattutto in altre città tedesche, oppure anche nel nord Europa o fuori, ma devo ancora esplorare bene qui. Berlino per ora mi sembra il posto dove stare, anche se è molto caotica. Rispetto alla Valle Imagna la confusione è triplicata, all’inizio sentivo il bisogno di trovare la pace nella natura”.

A proposito dei giovani che decidono di emigrare, Sveva chiarisce un punto importante della propria esperienza. “Fuga di cervelli? Uno dei motivi per cui non si resta in Italia è il momento in cui si vive, politico ed economico, molto incerto: è vero che qua ci sono maggiori opportunità, la Germania punta moltissimo sui giovani. Se vuoi lavorare, in una decina di giorni hai degli ottimi contratti con le tue ore definite, hanno il salario minimo e lo stipendio è migliore. Tendono ad assumere giovani: nell’ostello in cui lavoro la maggior parte degli impiegati sono studenti, io sono bar manager anche se sono ancora all’inizio, si fidano di noi di più rispetto all’ Italia”. Che resta comunque il luogo delle radici: “L’idea di tornare in Italia c’è, probabilmente, sono ancora un po’ indecisa e penso che per chi viva all’estero sia la prima cosa: la famiglia vive comunque in Italia e il sentimento e l’attaccamento restano. Non faccio fatica a immaginarmi un ritorno, ma per ora no, voglio fare ancora esperienza”.