Un tunnel sotto il Passo San Marco? Ecco perché potrebbe avere senso…

Ipotizzare oggi, nel 2022, una galleria che permetta un collegamento sicuro per tutto l’arco dell’anno e che metta in comunicazione la Valle Brembana con la Valtellina non è più un’utopia.
2 Maggio 2023

Articolo estratto da “Quaderni Brembani n.21” a cura di Gianni Molinari.

Ipotizzare oggi, nel 2022, una galleria che permetta un collegamento sicuro per tutto l’arco dell’anno e che metta in comunicazione la Valle Brembana con la Valtellina non è più un’utopia. Tutt’al più non sarebbe giustificabile un così forte investimento di capitale se si volesse tenere conto di altre situazioni di viabilità della Lombardia, le quali avrebbero sicuramente la priorità sulla sopracitata opera che riveste tuttavia la sua importanza. Proviamo comunque ad analizzare le varie problematiche sotto diversi aspetti: ragioni storiche – ambientali – economiche e tecniche.

Considerazioni ambientali

L’arco delle Alpi Orobie sbarra completamente a Nord la Valle Brembana e la ripara dai freddi venti invernali con le sue montagne che hanno un’altitudine media che si aggira attorno ai 2.100/2.800 m s.l.m. L’esposizione soleggiata a Sud rende la Valle florida di vegetazione prativa e boschiva; le frequenti precipitazioni forniscono una buona risorsa idrica e si può affermare che
le condizioni climatiche sono gradevoli e favorevoli all’insediamento abitativo. Da sempre infatti l’uomo, e gli ultimi ritrovamenti archeologici nella Valle dell’Olmo e in quella di Fondra lo confermano, ha percorso, abitato e sfruttato queste zone, con insediamenti a quote alte e con sentieri di attraversamento in diagonale Est – Ovest anziché Nord – Sud come la nostra attuale civiltà ci impone.

Il versante bergamasco delle Alpi Orobie si collegava con quello valtellinese migliaia di anni prima della comparsa delle prime carte topografiche che risalgono al 1.500 attraverso numerosi passi naturali quali: Passo della Valle di Salmurano – di Morbegno – di Albaredo – di Budria – di Tartano, tutti facilmente transitabili per sette mesi all’anno. Questi valichi naturali della Valle sono sufficienti però fin tanto che l’uomo si occupa di pastorizia e si limita a spostamenti in quota per scambi commerciali.

Ma la viabilità cambia allorché si inizia a sfruttare il territorio a quote 800/900 metri tagliando i boschi e bonificando i terreni; in tal modo si facilita la formazione di borghi dove le persone si stabiliscono in modo definitivo e creano i primi nuclei famigliari. Col passare del tempo i borghi si ampliano e si rende necessario un collegamento più veloce fra di essi e con il fondovalle dove nel frattempo si sono sviluppate altre attività economiche. Le ragioni che spinsero a tracciare una strada in Valle da Sud a Nord lungo il fiume Brembo sono state diverse, ma principalmente le seguenti.

Le nuove tecniche costruttive ponti-viadotti consentono di superare alcuni punti chiave fino ad allora insuperabili con i carri (chiavi della Botta – ponti di Sedrina). Ecco quindi che è necessario tracciare una strada di fondovalle che diventerà di valico: è la “Regia Strada Priula”, di grande importanza per quel periodo, che collega lo Stato Veneto con i Grigioni in territorio svizzero.

La scelta – Coloro che a quei tempi fecero i sopralluoghi necessari e presero la decisione di seguire un tracciato piuttosto che un altro, facendo le dovute scelte in territorio di Olmo decidendo di seguire il tracciato attraverso Mezzoldo verso il Valico di San Marco, fecero alcune considerazioni che ancora oggi, a distanza di 400 anni, sono ancora valide ed attuali, poiché nulla è stato modificato.

1. Era un tracciato naturale ben adatto da percorrere con i mezzi di trasporto del XVII secolo.

2. La presenza lungo tutto il tracciato di piccoli agglomerati abitativi era utile per le soste e gli approvvigionamenti durante il viaggio.

3. Il percorso era già stato, in linea di massima, tracciato dagli abitanti della zona per i loro spostamenti; si trattava solo di renderlo più omogeneo e di rettificarlo in alcuni punti: la strada fatta tutta della stessa larghezza (3 braccia) e con il fondo di selciato, come le antiche vie consolari.

Queste sono le ragioni storiche che sono prevalse a quei tempi per la costruzione di una strada di valico, allora ritenuta importante, ma che con il passare degli anni ha perso il suo ruolo.
A partire dall’Ottocento il vecchio percorso è stato via via in parte abbandonato, modificato, allargato, e il tratto di valico sostituito qualche decennio fa con una carrozzabile che però rimane chiusa per 5 mesi all’anno

Perché un tunnel sotto il Passo San Marco

tunnel passo san marco - La Voce delle Valli

Collegandoci alle ragioni storiche sopracitate, ci si ritrova oggi a scegliere un tracciato che consenta il transito intervallare durante tutto l’arco dell’anno. I nostri passi alpini, sia pure di modesta altezza con i loro 2.000 m, non consentono di tenere aperto un passo per tutto l’anno, causa i costi proibitivi di gestione e manutenzione che si dovrebbero affrontare.

La costruzione di paravalanghe, necessarie per la sicurezza del transito, creerebbe un impatto ambientale notevole; lo sgombero della neve un costo insostenibile. Ecco allora che, come nel Seicento ci viene in aiuto la tecnica costruttiva: realizzare una galleria che ci colleghi con la Valtellina è l’unica soluzione possibile. Dopo l’alluvione del 1987 che ci aveva completamente isolati, nella “Legge Valtellina” era inserita la voce: “Progettazione galleria Albaredo-Ponte dell’Acqua”.

Partiamo da quell’idea per valutare l’ipotesi di tracciato della galleria. Galleria Passo di San Marco: da Mezzoldo località “Ponte dell’Acqua” ad Albaredo località “Ponte delle Raseghe” La strada provinciale, ora Anas, che sale da Bergamo e raggiunge Mezzoldo località “Ponte dell’Acqua” a quota 1.250, ha avuto nel corso di questi ultimi anni, dopo gli eventi alluvionali del 1987, delle ottime sistemazioni:

1. le gallerie di Zogno, San Pellegrino, Camerata Cornello, Lenna-Piazza Brembana.

2. la messa in sicurezza sino al Ponte dell’Acqua.

A seguito di queste migliorie, il percorso stradale risulta snello e facilmente percorribile anche per i mezzi pesanti, ma è necessario realizzare una galleria che sia percorribile tutto l’anno per evitare il valico.

La galleria

1. Ridurrebbe notevolmente la lunghezza del tracciato: dagli attuali 27 Km dal Ponte dell’Acqua sino al Albaredo si passerebbe a 4,4 Km. di galleria, con una riduzione di percorso di ben 22,6 Km.

2. Offrirebbe un percorso intervallare scorrevole e dritto, che segue in modo naturale e longitudinale la direzione della valle, percorribile durante tutto l’anno.

3. Le quote di partenza e di arrivo della galleria non sono per nulla ardue e tanto meno proibitive, neppure nel periodo invernale (m 1.281 s.l.m.).

4. Si tratterebbe del tracciato più breve per collegare Bergamo con Morbegno-Sondrio-Chiavenna.

È indubbio che là dove passa una via di comunicazione ci sono dei vantaggi ma anche degli svantaggi, il più grave dei quali è sicuramente l’inquinamento sia acustico che dell’aria, che andrebbe a gravare su tutta la popolazione della zona, ma è un rischio che bisogna correre se si vuole uscire dall’isolamento e si vuole avere uno sviluppo turistico ed economico.

Studio di fattibilità per un progetto di galleria sotto il Passo San Marco

Nel mese di settembre del 1996 è stato effettuato un rilievo topografico per capire, a grandi linee, la fattibilità di una galleria in questa zona, previa identificazione dei punti d’ingresso e fatto salvo che le quote di partenza della stessa siano accettate.

Passiamo ora ai dati tecnici:

  • Dislivello galleria: m 1.281 – 1.134 = m 147
  • Totale lunghezza galleria m 4.400
  • Pendenza: 0,023 pari a 2,3 %

Versante bergamasco: ingresso della galleria in località “Ponte dell’Acqua” a quota 1.281 s.l.m. al km 51,500 sulla strada provinciale n. 9 ora Anas; Versante valtellinese: ingresso galleria in località “Ponte delle Raseghe” a quota 1.134 s.l.m. sulla strada provinciale Sondrio – Albaredo – Passo San Marco ora Anas.

Il suddetto rilievo è stato effettuato in data 28/29 Settembre 1996 dal topografo geom. Elio Sangiovanni, coadiuvato dal geom. Molinari Gianni, con due assistenti. Sul versante bergamasco: n. 2 stazioni di rilevamento. Sul versante valtellinese: n. 8 stazioni di rilevamento.

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Commenti:
  1. Idea brillante da troppo tempo trascurata , per agevolare traffico commerciale e turistico a vantaggio di tutti.

  2. Sicuramente interessante il collegamento intervallare; l’attuazione prescinde però dalla percorribilità “piena” della SS N. 470.
    Il punto debole è attualmente l’attraversamento di SAN GIOVANNI BIANCO.
    Si pensi che nel tratto centrale non è possibile l’incrocio in similtaneo tra un autocarro ed un’automobile.

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