Un cappello, messo una volta, può restare per sempre. Soprattutto se in cima ha una penna nera, come nel caso di Giorgio Sonzogni. Brembano doc, Sonzogni ricopre oggi una posizione importante all’interno dell’ANA provinciale. “Ho 70 anni, sono di San Pellegrino e sono presidente della Sezione Alpini di Bergamo. Per la precisione, sono iscritto all’Associazione Nazionale Alpini da ben cinquant’anni, dopo aver fatto quattordici mesi di naja. Ho fatto il socio, il consigliere a San Pellegrino e poi il capogruppo, tutta la trafila anche come consigliere Nazionale e vicepresidente, poi da maggio 2021 sono presidente della sezione di Bergamo.
È sicuramente un grande onore fare parte della famiglia e di questa associazione, che ha 105 anni compiuti e la sezione di Bergamo ne ha 103, dato che è nata il 29 giugno del ’21”. L’appartenenza per Giorgio non può che essere forte. “La storia dell’associazione viaggia a fianco dell’attività dei nostri alpini in servizio e ha avuto modo di integrarsi nelle comunità dei piccoli o grandi comuni: oggi manteniamo la nostra identità con le attività”.
Cosa vuol dire, per Giorgio, essere Alpino? “Negli ultimi 50 anni, abbiamo mantenuto lo scopo di ricordare e non dimenticare: è l’obiettivo stabilito con i soci reduci della Seconda guerra mondiale; poi, si è voluto declinare questo impegno con l’aiutare i vivi, da lì si è innescata l’attività di volontariato. Bergamo si è sempre distinta – spiega – sia per numero di iscritti che per attività svolte, non ultima quella che stiamo affrontando con i campi scuola. Cerchiamo di avere un occhio di riguardo ai nostri ‘bocia’, ragazzi e ragazze, vogliamo dimostrare che si deve e si può ripristinare l’articolo 52 che prevede il servizio alla Patria”.
Sonzogni ha le idee molto chiare “Non parlo solo di servizio militare, ma anche un momento per aiutare al protezione civile, la protezione ambientale… ci sono tante cose da fare, io credo che questo sarebbe un momento formativo per chi diventa cittadino, così da ricordare ai nostri neomaggiorenni cosa significa questo passaggio”. Anche perché, sottolinea Giorgio, “Vedo che sono pochi i giovani interessati all’aspetto militare, la società civile offre altre opportunità anche ai nostri ragazzi. La loro risposta dai campi scuola, però, è ottima: abbiamo avuto tanti campi gestiti dai capigruppo, coordinati dalla sezione di Bergamo”.
In cinque decenni, i ricordi di una penna nera sono tanti. “Mi è rimasto in mente quando, per otto anni, sono stato responsabile della trasferta lavoro in Russia, a Nikolajewka, dove abbiamo costruito il Ponte dell’Amicizia: è da lì che passarono gli Alpini in ritirata nella Seconda Gerra Mondiale. È stato inaugurato nel 2018. Poi mi è rimasta l’attività di manutenzione ordinaria dell’asilo Sorriso, costruito in toto dall’associazione nel 1993 sempre in Russia”. Contano le esperienze, certo, ma anche e soprattutto le persone con cui Giorgio è venuto in contatto nel corso degli anni.
“Questi sono ricordi indelebili per me, alla fine ciò che rimane più marcato sono i rapporti umani che si creano nel vivere l’associazione. Mi basta ricordare l’esperienza fatta in caserma, quando sono stato arruolato. Essere alpino è un impegno a tempo pieno, nessuno mi obbliga, ma lo faccio per piacere e tutto quello che segue.” Sonzogni guarda avanti, pensando al futuro di quell’associazione a cui ha dedicato così tanti sforzi.
“Come tutte le cose, passa il tempo e cambiano le aspettative, noi ci siamo e continuiamo a rimanere sul pezzo, sia in armi che in civile. Abbiamo accusato il colpo con l’eliminazione della naja, ma molti giovani si avvicinano e li accogliamo a braccia aperte. Consci che nessuno è eterno, contiamo a dare fiato e gambe all’associazione con le nostre forze”.