Salvo sorprese, verrà prorogato per altri cinque anni il contributo per la fusione che dal 2014 ricevono il Comune di Sant’Omobono Terme (per la fusione con con Valsecca) e di Val Brembilla (fusosi con Gerosa).
Dal prossimo anno, stando alla norma originaria, infatti, i Comuni di Sant’Omobono Terme e Val Brembilla non avrebbero più ricevuto dal Governo il contributo – previsto per la durata di 10 anni dalla fusione – ma nei giorni scorsi con un disegno di legge di conversione di un decreto legge (già approvato alla Camera) si è chiesta “l’assegnazione per ulteriori cinque anni dei contributi straordinari previsti in favore delle fusioni di Comuni che siano entrate in vigore dal 1° gennaio 2014”.
Cifre importanti (600 mila euro all’anno per Sant’Omobono e 750 mila per Val Brembilla), che hanno permettono ai due Comuni di portare avanti iniziative previste da un processo organico e complesso come quello della fusione.
“Ringrazio gli On. Andrea Tremaglia ed Umberto Maerna – dichiara il vicesindaco di Sant’Omobono Demis Todeschini – per l’interessamento alla questione, sin dal loro insediamento in Parlamento. Un’attenzione che testimonia la loro sensibilità rispetto alle piccole ma dinamiche realtà di montagna come la nostra di Sant’Omobono Terme”.
Un risultato che ha visto fondamentali le sollecitazioni del vicesindaco di Sant’Omobono, Demis Todeschini, e del sindaco di Val Brembilla, Damiano Zambelli, che a dicembre 2022 e pochi giorni fa hanno chiesto al Governo di prorogare i termini del contributo per altri due anni visto che, durante i due anni di pandemia, le priorità sono cambiate e quindi i due Comuni non hanno potuto utilizzare i fondi della fusione per i motivi legati strettamente a quest’ultima e quindi per portare avanti il percorso di integrazione.
“Con la presente – si leggeva nella missiva firmata da Todeschini e Zambelli in data 16 maggio 2023 – vogliamo sottolineare come una proroga della misura possa consentire alle amministrazioni scriventi e a tutte quelle che si trovano nella medesima situazione di poter recuperare gli “anni Covid” che sono stati dedicati alla al sostegno socio-economico delle famiglie e imprese e non certo al progresso nel percorso d’integrazione dei Comuni originari e della dovuta corretta pianificazione degli interventi sulla spesa e sulle entrate diretti all’assorbimento degli effetti legati al venir meno del trasferimento statale”.
si chiede quindi “una proposta di proroga che consentirebbe ai nostri Comuni di operare in maniera armonica con gli importanti sforzi compiuti dal Governo per contenere l’onere pubblico nei bilanci di famiglie e imprese mediante iniziative rilevanti come la riduzione del cuneo fiscale per i lavoratori. In assenza di proroga, infatti, i Comuni si troverebbero costretti ad agire sulle leve preposte di finanza locale come l’addizionale comunale all’IRPEF comunale e l’incremento delle aliquote IMU, in quando lo strumento di contenimento della spesa (che dovrebbe essere la via principale) e continua a vedere un periodo nel quale risulta di difficile attuazione considerata la menzionata situazione Covid, i cui effetti sono ancora presenti.
Per i motivi sopra citati e richiamati nella missiva precedente, chiediamo un Vs. intervento, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, per valutare l’opportunità di rideterminare la durata e l’entità del contributo di cui all’articolo 15, comma 3 del decreto legislativo n. 267 del 2000, prorogandone il versamento l’assegnazione di ulteriori due anni, al fine di consentire un migliore assorbimento del contraccolpo causato dal biennio di emergenza da COVID-19″.