Grandissima presenza ieri sera, 9 agosto, nella chiesa di San Siro a Rota d'Imagna, per accogliere il popolare critico d'arte Vittorio Sgarbi, invitato dall'amministrazione comunale alla presentazione dell'epistolario di Giacomo Quarenghi edito Centro Studi Valle Imagna e della pala (dipinto religioso) appena restaurata del nonno dell'architetto, Francesco Quarenghi, grazie ad un contributo di Fondazione della Comunità Bergamasca.
Insieme al VIP della serata anche tre personalità delle Valle Imagna: Carlo Personeni, presidente di BIM e Ente Bergamschi nel Mondo, il presidente della Comunità Montana Valle Imagna, Roberto Facchinetti, e il direttore del Centro Studi Valle Imagna, Antonio Carminati, che ha esposto l'epistolario “Signor Giacomo riverentissimo“, una raccolta di 48 lettere messa in un libro da Vanni Zanella e Graziella Colmuto Zanella. Si tratta di missive inviata al popolare architetto da amici, committenti, collaboratori e familiari, conservate nella Biblioteca Nazionale Russa di San Pietroburgo.
L'intervento di Sgarbi: Quarenghi e le influenze di Palladio
Ma, ovviamente, tutti i presenti attendevano con fermento e trepidazione le parole del personaggio Sgarbi – tanto controverso quanto amato – che si lancia in una straripante (forse un po' troppo) presentazione del Quarenghi. Al netto delle numerose divagazioni di natura extra-artistica, il focus del critico d'arte ferrarese si è incentarto sull'influenza che l'architetto rinascimentale Andrea Palladio (anche attraverso il suo libro “I Quattro Libri dell'Architettura”) ha avuto sulle opere architettoniche del Quarenghi.
“Quello che sappiamo di Quarenghi, e che lui stesso ci dice – spiega Sgarbi – è la sua “conversione sulla via di Damasco”, che io stesso ho provato da studente, con la lettura dei Quattro libri di Palladio, i quali mostrano la formidabile capacità di interpretazione e di promozione del mondo antico che Palladio ne aveva derivato con le proprie opere. Questo evidentemente determina un “transfert” in Quarenghi, che sente Palladio come fosse se stesso e lo trasporta nelle sue opere a San Pietroburgo in maniera magniloquente, ma rispettandone le forme stilistiche. Quarenghi rivisita con uno stile nuovo il Rinascimento di Palladio.
“Quarenghi – prosegue Sgarbi – non lascia tracce nel territorio bergamasco, ma si proietta in una dimensione internazionale tramite un linguaggio architettonico universale. L'universalità di Quarenghi è la ragione della sua grandezza”.
A fine serata arriva il momento di togliere il velo dalla tela restaurata, dipinta dal nonno di Quarenghi, Franceso Quarenghi. “Un'opera convenzionale, devozionale e ben restaurata e conservata – commenta Sgarbi – Ha una funzione interna al culto, quindi ha dei riferimenti alla grande civiltà artistica che sono trasparenti ma non determinano una reazione attiva di vitalità e capacità di reinterpretare una fonte di partenza. Una fonte vagamente classica, fra Raffaello e Borroni”.
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