Dopo una lunga chiusura delle visite alla Ghiacciaia ed al Museo Valdimagnino di Strozza, sabato 1 Agosto prima apertura in sicurezza con tutti gli accorgimenti atti alla sicurezza dei visitatori: rilevamento della temperatura, sanificazione dei locali, obbligo di mascherina, gel e ozonizzatore per il ricambio aria nella ghiacciaia.
Le visite sono possibili solo su prenotazione contattando la guida Giuseppe Ghidorzi al numero 339 7704558. Per info visitare il sito ufficiale www.ghiacciaiadelmaestro.com
LA STORIA – In passato, solo i nobili e i ricchi, i conventi e gli ospedali disponevano di mezzi economici per conservare le derrate alimentari nelle ghiacciaie e nelle nevere. È il caso dei signori che un tempo vivevano nel borgo di Amagno, a Strozza, paese strategico per la vallata: nel Medioevo vi finiva la strada e da lì in poi si proseguiva per mulattiere, a piedi, a cavallo o sul dorso di un mulo. Non è dato da sapere chi fossero questi signori, ma è certo che fossero abbastanza ricchi da permettersi una nevera: un grande spazio scavato nella terra, alto circa 6 metri e largo 3 metri.
Come funzionava – Dalla botola (situata nel cortile retrostante al palazzo) in inverno i servi scaricavano la neve raccolta nei prati circostanti . All’interno (si accedeva e si accede tutt’ora tramite un cunicolo di 15 metri che parte da un locale sottostante l’abitazione) altri dipendenti avevano il compito di sistemare e compattare la neve. Una volta riempita, la botola sulla sommità veniva chiusa, isolata con un coperchio di legno e foglie, e ricoperta da una pietra. Venivano chiuse anche le tre porte presenti lungo il cunicolo di accesso.
E la ghiacciaia veniva dimenticata. Solo per pochi mesi però. Con l’arrivo dell’estate, una parte di neve si era sciolta, ma la restante era diventata un blocco di ghiaccio compatto, sopra il quale potevano essere posizionate perimetralmente mensole o appesi direttamente gli alimenti.