Sveglia prima dell’alba, turni spezzati con pause lunghe ma che impegnano per tutta la giornata, traffico e utenza non sempre educata, e soprattutto un investimento iniziale oneroso per prendere la patente D e il certificato di qualificazione necessario per condurre un autobus: una spesa di 4.500 euro. E così il mestiere dell’autista non attrae più. Ne sanno qualcosa le aziende di trasporto locale della provincia di Bergamo, da tempo alla ricerca di almeno un centinaio di persone: il flusso in uscita di chi va in pensione è continuo, ma a questi oggi si aggiungono quelli che lasciano per cercare un altro lavoro.
FILT CGIL, FIT CISL, UILT UIL e FAISA CISAL della provincia hanno messo a punto una “scaletta” di interventi e richieste per “ridare dignità a lavoro e lavoratori del traporto pubblico”, negli ultimi tempi messo “alla berlina” da una gestione aziendale e organizzativa scadente e da atteggiamenti dell’utenza che hanno travalicato la normale possibilità di sopportazione degli autisti.
“Del servizio si lamentano gli autisti, gli studenti, i loro genitori, i pendolari – sottolineano i segretari delle categorie sindacali del traporto, Marco Sala, Pasquale Salvatore, Giacomo Ricciardi e Marco Peroli -. Quello dell’autista è un lavoro impegnativo e di responsabilità, svolto per circa 1.100 – 1.200 euro netti al mese, la stessa cifra che si può ottenere anche con lavori meno impegnativi, senza il rischio di essere aggrediti e insultati durante il servizio. A gran voce avevamo cercato di far capire che, analizzando tutte le responsabilità, le condizioni connesse alla professione e la paga proposta sarebbe stato molto difficile trovare lavoratori in questo settore. Avevamo ragione!”.
Oggi nello sola provincia di Bergamo non c’è un’azienda che non sia alla ricerca spassionata di autisti, senza riuscire a capire che se non si aumentano i valori salariali (anche con una costruttiva contrattazione di II livello) e non si migliora la qualità del lavoro, tutto il sistema imploderà e tutte le politiche legate al trasporto pubblico collettivo irrimediabilmente falliranno.
“Che si sappia – insistono i sindacalisti –, se il servizio non funziona, non è colpa degli autisti che, anzi, cercano di dare e fare il massimo per porre rimedi a un sistema ormai al collasso. È indubbio che la somma derivata da paghe basse, scarsa qualità del lavoro e poco tempo libero renda ormai il settore poco appetibile e che la situazione non possa che peggiorare”.
Per risolvere queste problematiche, ormai non più sostenibili, FILT CGIL, FIT CISL, UILT UIL e FAISA CISAL ribadiscono il bisogno di un intervento strutturale, a partire da adeguate risorse da investire immediatamente nel settore (i 5 miliardi di € del Fondo Unico non bastano più). Linee costantemente in ritardo, bus affollati con studenti e lavoratori stipati come sardine, continue aggressioni e un orario scolastico che continua a non essere integrato con alcun progetto legato al trasporto pubblico. I lavoratori tutti i giorni operano in queste condizioni.
Se al sistema già critico, infatti, si aggiunge il problema che praticamente tutto le scuole della provincia vogliono far entrare e uscire i ragazzi agli stessi orari, senza un minimo di programmazione strutturale, ecco messe alla luce tutte le difficoltà del settore. Pertanto, con l’obiettivo di incidere significativamente, denunciare quanta sta avvenendo e trovare le giuste soluzioni, nei prossimi giorni i Sindacati dei trasporti chiederanno un incontro alla politica del territorio e, conseguentemente, saranno organizzate in tutte le aziende della provincia assemblee sindacali per decidere quali iniziative di protesta intraprendere. “È importante che tutti i lavoratori tornino a partecipare e organizzarsi, perché è l’unico modo che può davvero aiutare a migliorare le loro condizioni di tutti coloro che credono ancora che il trasposto pubblico sia un servizio da difendere e valorizzare”.