Novità per tutti i cacciatori della bergamasca: dopo diversi anni dalla chiusura, riapriranno (in parte) i roccoli. Questa la delibera approvata da Regione Lombardia su proposta dell'assessore all'Agricoltura, Alimentazione e Sistemi verdi Fabio Rolfi. La nuova misura autorizza infatti l'attività di cattura di uccelli selvatici, da cedere come richiami vivi ai cacciatori con la forma di caccia da appostamento.
La novità non riguarderà comunque tutti i Roccoli esistenti: le attività verranno svolte in 24 impianti di cattura della Lombardia, di cui 16 in provincia di Bergamo, esclusivamente nel periodo dal 1 ottobre al 15 dicembre 2019, con un numero massimo complessivo di richiami catturabile di 12.700 esemplari in Lombardia. Nello specifico, per la bergamasca il numero totale sarà di 3.383, suddiviso in quattro specie di uccelli: Cesena 1.019 esemplari, Merlo 977, Tordo Bottaccio 457 e Tordo Sassello 930. Ogni impianto, inoltre, dovrà essere autorizzato da Regione Lombardia, che si occuperà di stipulare convenzioni con i gestori.
“L’approvazione di questa delibera è stata possibile grazie alle interlocuzioni positive con il governo che ha riconosciuto il lavoro della Regione Lombardia nello sviluppo della banca dati sui richiami per cancellare qualsiasi zona d’ombra sul tema e i nostri sforzi per implementare la filiera dell’allevamento – ha dichiarato l'assessore Rolfi – Se vogliamo garantire l’esercizio di un diritto, ossia la caccia d’appostamento, è necessario garantire i richiami. Al momento non esiste un’alternativa alla cattura. L’utilizzo di richiami vivi provenienti da allevamento presenta ancora difficoltà di carattere quantitativo e biologico”.
Tutte le specie indicate, evidenzia inoltre l'assessore, sono attualmente cacciabili e l'obiettivo è destinare il 20% del totale delle catture agli allevamenti professionali, per potenziare la produzione dei soggetti in cattività. Soddisfatto della nuova delibera anche il Consigliere segretario dell'Ufficio di Presidenza del consiglio regionale Giovanni Malanchini, che ha dichiarato: “Con la riapertura dei roccoli si restituisce la giusta importanza ad un'attività che vanta una tradizione di oltre cinquecento anni dalla forte valenza culturale, che ha addirittura caratterizzato la toponomastica del territorio lombardo”.