Università in Valle Brembana? San Pellegrino Terme raccoglie l'ipotesi avanzata qualche giorno fa, dal rettore dell'Università di Bergamo Remo Morzenti Pellegrini di ampliare i confini (geografici, s'intende) formativi anche nelle valli bergamasche, aprendo – magari – anche dei corsi ad hoc dedicati alla montagna. Così il sindaco della cittadina termale, Vittorio Milesi, si fa avanti: perché non utilizzare gli ampi ed ad oggi inutilizzati spazi del Grand Hotel?
Fra pochi mesi infatti, idealmente entro l'estate, verranno completati i lavori di recupero e consolidamento di tutto il piano terra, avviati nel 2016 per la cifra di 18,650 milioni di euro. 2.400 metri quadri che, fra hall, saloni, stanze e cucine, potrebbero diventare una interessante sede universitaria distaccata.
“Ben disponibili ad ospitare l'Università – ha dichiarato il sindaco Milesi, intervistato da L'Eco di Bergamo, che ieri ha scritto personalmente al rettore Morzenti – purché la struttura sia valorizzata. Abbiamo già scritto anche al Governo, proponendo l'apertura di una “Scuola di alta hotellerie” o una “Scuola di alta cucina”.
Per il recupero completo dell'edificio servono ancora circa 26 milioni di euro (meno se utilizzato per altri scopi al di fuori del settore alberghiero) ma, soprattutto, un soggetto che decida di prendere in mano il futuro di questo pezzo di storia brembana, aperto nel 1904 e definitivamente chiuso nel 1979. L'ultimo bando comunale è scaduto nei giorni scorsi e, sebbene nei mesi ben quattro società si fossero fatte avanti, per ora è ancora nulla di fatto.
Fra gli interessati vi era anche QC Terme, di Quadrio Curzio, lo stesso gestore della Spa di San Pellegrino, che ha però scelto di non ripresentarsi per diversi motivi, primo fra tutti la delicata situazione di crisi dovuta all'emergenza sanitaria. “Un anno fa avevamo quasi la certezza che qualcuno avrebbe preso in mano il completamento dell'edificio – ha affermato il primo cittadino – Oggi, invece, causa soprattutto questa pandemia, siamo fermi”. Il prossimo bando sarà aperto quindi anche agli Enti pubblici.
“Tra le soluzioni potrebbe esserci anche quella di un centro di ricerca sanitario, ipotesi a cui si è detto interessato Massimo Galli, direttore dell'ospedale Sacco di Milano – ha concluso il sindaco – Nelle settimane scorse abbiamo avuto anche la visita di due società di gestione Rsa per anziani. Le potenzialità e le ipotesi per far rinascere la struttura ci sono. Dall'estate, il piano più prestigioso sarà utilizzabile; poi, l'eventuale gestore, in lotti successivi, potrà procedere nel recupero degli altri piani. Peraltro potendo già contare su altri tre milioni di euro messi a disposizione dalla Regione”.
(Fonte: L'Eco di Bergamo)